Tisana non fa provincia ma i tisanati non ci fanno caso: centro di quei paesetti della periferia, hanno sempre conservato una superbia da cittadini; pronti a spenderla ad ogni occasione.
Congresso di comprensorio del Partito che non c’è. Sono Socialisti, o almeno così dicono, ma non fa differenza. La politica sta diventando un po’ tutta così. Una grande sarabanda fatta soprattutto di pailette e di rumori; insomma: na roba de noialtri. Una specie di fiera del quartiere.
Si conoscono tutti e si chiamano per nome. Fanno l’appello come a scuola. Questa è democrazia. Arrivo che è già iniziato. Col senno di poi temo che se c’era qualcosa da capire me la sono persa. Mi accomodo seduto in un angolo, per non farmi notare. Infondo sono solo un ospite; venuto per spirito caritatevole a sostenere il morale dell’amico Gerardo. Mai stato socialista, sarò costretto a ribadirlo ancora anche in seguito.
Alla mozione 1 segue la 2. La differenza politica, almeno apparentemente, sta nel fatto che viene subito dopo la 1. Naturalmente si discosta dalla 3 perché ne viene prima e la precede. Non ci ho capito granché, ammetto, cercherò se possibile di essere più chiaro in seguito [magari alla prossima sputtanata, se ci sarà], ma la 2 mostra un po’ più di interesse, forse perché la relatrice ha un paio di mutandine che, almeno quelle, che esibisce ininterrottamente, hanno una leggerissima sostanza politica: sono socializzanti. Nemmeno Gerando, come tutti, ci sta capendo molto ma almeno lui è attento solo a quello, lui sente la primavera anche nei giorni della merla.
Alla presentazione delle “mozioni” segue dibattito. Si prende microfono e parola uno spirito simpatico che spiega di non aver mai abitato nei pressi, ma qui ha amici. Aggiunge che ha dovuto cambiare residenza recentemente per motivi di donne. Conferma che lui non può votare e non può nemmeno dare indicazioni di voto, ma se lo potesse fare, allora, lui sosterebbe e voterebbe la mozione 2 (per i distratti si tratta di quella delle mutandine).
Lo segue, poco dopo, un tipo da abbronzatura testarda che si fa sospettare del mossad; tipo migrante coatto in Tunisia, ma per diporto, con volo economico. La voce è stentorea e sicura, di quelli che sanno il fatto loro, adusi a parlare in pubblico, che un posto, loro, lo trovano sempre. Finalmente la politica diventa politica e sfiora vette alte, si prende a parlare di principi e di idealità. Richiama nientemeno che Turati. In effetti spiega: “Ho sentito più volte parlare di socialismo e di sinistra. Io faccio mio l’insegnamento del grande compagno Turati per ribadire che il socialismo, e se lo diceva Lui, non è mai stato di sinistra“. Qualcuno si chiede se sia il caso di applaudirlo. Io ci penso un attimo, ignoro in che rapporti di confidenza sia, ma quel Turati dev’essere un altro Turati, o la memoria comincia a farmi strani scherzi. Anche perché il vero Turati nemmeno mostra di indignarsi; forse è la misura dei tempi.
E’ vero che, oggi in Italia, tutti vogliono cambiare la storia, ma che lo si faccia anche qui, dove non ci caga proprio nessuno, mi sembra il massimo dei colmi. Ribadisco di venire da un’altra storia e di non essere mai stato socialista. Questo torna ad essere il colmo: che debba essere io a difendere la memoria. Il Turati che ricordo (l’esimio revisionista può andare a verificare anche qui senza scomodare letture sacre che possono affaticare) è stato tra i fondatori di un periodico dal nome “Lotta di classe“. Figura di sinistra, vicino al massimalismo, fino alla fine, in un Partito Socialista Italiano che è stato la sinistra. Costretto a fuggire in esilio dalla dittatura fascista. Coerente difensore della sua idea di politica. Sempre dalla parte dei deboli e sostanzialmente, pure, pacifista. Credo non si troverebbe propriamente di casa e a suo agio nella Casa delle [Sue] Libertà.
Per la precisione, alla fine della rappresentazione, per la mozione 1 votano tutti quelli del Bar da Clara ma sono in minoranza. Vincono quelli del Bar Giacomino Rossini di Tisana, appunto, anche perché se la giocano in casa; e poi è una mozione altrettanto priva di sostanza ma piena di tromboni. Per chi non l’ha ancora capito è la 3 e tra gli altri vi milita anche quel famoso Turati. Martino non la prende bene anche se è tutto già visto migliaia di migliaia di volte.
Come paradosso, ma non lo è, sembra che la mozione 3 voglia un partito per poter poi sciogliersi entrando,
di qua o di là, comunque in un altro partito. L’Italia è sempre più un paese pieno di persone che amano sentirsi chiamare socialisti ma non vogliono esserlo. La ragione di tale vezzo mi è oscura. L’Italia è sempre più un paese da operetta.
Il cavaliere Benito, nonché Mussolini, richiamato nel titolo, esponente di spicco del Partito Socialista Italiano di allora, e direttore del quotidiano socialista Avanti!, quando decise di cambiare rotta si scelse almeno un’altra bandiera e un altro partito.
[Audio “http://se.mario2.googlepages.com/Innodeilavoratori.mp3”%5D La bandiera è ancora rossa; campo rosso dove splende quel “sol dell’avvenire“.
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