Vorrei approfittare di questo spazio per ricordare come l’arte, in particolare la poesia, soprattutto la poesia di impegno civile, ma non solo, abbia come naturale bisogno la libertà per esprimersi compiutamente. Per far questo volevo ricordare due poesie di autori, su cui credo, non ci sia bisogno di soffermarsi molto. Non nego che il tema sia già affiorato, e affiorerà, in altre poesie qui postate. Che dire di più di quanto meravigliosamente dicono questi maestri della poesia? La prima è di uno dei nostri maggiori poeti del novecento cioè dell’ermetico (mai etichetta mi è sembrata meno opportuna) Salvatore Quasimodo¹:
Salvatore Quasimodo: Alle fronde dei salici.
E come potevamo noi cantare
Con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonate nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre arpe erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.*
Il secondo è un poeta spagnolo, già citato nel post dedicato a Blas de Otero, ovvero Jesus Lopez Pacheco [Madrid 13 luglio 1930 – Londra (Ontario, Canada) 6 aprile 1997] e la sua poesia è tratta dal libro Delitti contro la speranza edito Guanda 1970:
1956
Quella scampanellata sola,
come una frustata.
D’improvviso
la cena diventa amara,
si fermano nell’aria, morti
di paura, i cucchiai.
I miei genitori mi guardavano.
Le mie sorelle
facevano
silenzio.
Rimaneva soltanto la radio,
che non si accorgeva delle cose
e continuava
a parlare senza sosta, ormai per nessuno.
1] Il documento è stato rintracciato in rete senza nessun riferimento all’autore
La Libertà
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.
Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,
sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,
incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,
che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,
con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.
Giorgio Gaber
Cara Efesto
con Gaber vai sul velluto. Ho già postato:
18 maggio= un idea
1 giugno= Il Riccardo
4 luglio= La nave
Aspettavo il post giusto e non volevo insistere troppo su un autore. Cmq non hai parlato ad un sordo.
ciao Mario 🙂