Mi prendo in anticipo. Magari al momento opportuno avrò un pentimento e mi limiterò agli auguri. Oggi invece scopro solo una domanda: ma dove vanno questi nostri anni? Non sarei onesto se non lo ammettessi: li ho cercati; questi anni. Ho frugati nei cassetti, persino in quelli delle camicie, in tutti i mobili, nello sgabuzzino, ho chiesto aiuto (pensando potesse trattarsi di un problema legato all’età, alla memoria), sono sceso in garage, salito in soffitta, niente da fare. Ho messo il cappello e, nonostante neve e vento, sono uscito per vedere se trovavo qualcosa magari in quei banchetti dell’usato che fioriscono proprio nei giorni delle feste con luci e canzoncine mielose. Quelle sorte di oasi dove trovi solitamente di tutto e anche quello che la gente è stanca di vedere e di cui si vuole liberare, disfare; carabattole. Niente da fare. L’unico risultato che sono riuscito a raggiungere è stato trovarmi stretto in pugno un ombrello da buttare, ridotto ad uno scheletro ridicolo con articolazioni urlanti, e a scivolare sul fondo scivoloso. Banalmente riesco a ricordare solo poche cose e sono per lo più recenti e sono per lo più personali, della vita degli altri null’altro. Se per il 2009 mi è rimasto qualcosa e nemmeno lo vorrei lasciare è solo privato. Che l’abbia passato tra le sue braccia è cosa che riguarda solo me. Che poi, anche in questo caso, è storia che perdura, a dispetto di tutto. Già! c’è stata la crisi; anzi c’è la crisi. Ci provo a togliere uno ad ogni anno. Cerco il 2008, poi il 2007, mi stanco prima di finire gli anni ottanta. Non mi ricordo i giorni in cui il mondo è stato alla rovescia nemmeno il giorno di carnevale, e non li incontro quei giorni. Ho visto i poveri restare poveri e i commercianti piangere perché le vendite languono. Forse qualche volta ho incrociato dei nuovi poveri ed erano spaesati in quel nuovo mondo. Le guerre hanno semplicemente cambiato luogo, nome, magari adesso si chiamano pace o democrazia, ma non hanno mai smesso di recare lutti e dolori e di essere quell’immane violenta e tragica confusione che sono; quella carneficina spaventosa e anarchica. Non mi sento bene a continuare questa elencazione e torno a pensare agli anni come anni. Nella loro omogeneità non sono monotoni, semplicemente non sono. Forse il passato è passato perché si disfa per poter essere infilato nella piccola busta dell’oblio. Certo non c’è nulla di che stare allegri. Un anno migliore; migliore di cosa? Ho il sospetto che mi basterebbe un anno. Non sarà mica colpa mia? E’ stato violento trovarsi all’improvviso davanti alla domanda: “Dove cazzo ero”?
Ciao 2009
26 dicembre 2009 di Mario
Pubblicato su varie&eventuali | Contrassegnato da tag anno, auguri, memoria, mondo, Natale, oblio, omogeneità, privato, scomparsi | 4 commenti
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Ho l’impressione che da questo blog non mi ci staccherò più. Ogni post che leggo mi colpisce, io che solitamente m’annoio, ma qui trovo risposte a domande che non ho posto, ma che stavano dentro di me a ribollire, provocando una sensazione tanto fastidiosa quanto ignota.
Che fine hanno fatto gli anni passati? E poi, quella guerra che cambia nome, che adesso si chiama pace, ma porta sempre lutti e dolori.
Senza contare, anche se tu non l’hai citata, ma forse c’entra con quella guerra che ora si chiama pace, quella cacciata degli extracomunitari, quella nuova notte dei cristalli che ora si chiama “Operazione White Christmas”, Bianco Natale, che per renderlo più bianco ci hanno tolto a furia di candeggina tutti i colori dell’umanità.
Dove sono i nostri anni passati? Lasciamo stare i sogni che si sono scontrati con la realtà, quella è un’argomentazione retorica, persino un po’ banale. Ma le nostre tante vite, fino a che punto è giusto guardare solo avanti, dimentichi della nostra personalissima storia, che qualche cosa ci ha pur lasciato?
Bel post. Stimola profonde riflessioni. Per quanto cerchi di ricordare e di distinguere, gli anni passati rimangono una massa globulosa e informe. Non aiuta scendere gli anni un per uno verso una profondità che appare buia, e ora sì, troppo uniforme.
C’era un tempo che so con certezza io c’ero, ricordo con certezza quello che mi circondava e la mia vita andava, quasi, pari passo con quella degli altri… poi piano piano ho scordato, ho gettato i miei anni nel cestino delle cose da buttare. Non tutti certamente. Qualche anno per forza di cose si evidenzia dagli altri, pochi a dire il vero e per alcuni sarebbe stato meglio dimenticare. Ma sono solo cose personali, cose che riguardano solo me. Ma non so rispondere alla domanda dove vanno questi anni, non lo so proprio dire, a parte il fatto che ho come la sensazione generale che stanno precipitando verso un baratro non valutabile.
Come dice Ifigenia,o come credo di aver interpretaro: la storia degli altri, di quelli che ci circondano, che in alcuni casi sono quelli che fanno la storia (purtroppo anche quella nostra) è talmente umiliante che converrebbe rifugiarci sulla nostra storia privata che almeno qualche cosa ci concede.
Grazie per lo stimolo, anche se mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca.
Ross
Col tempo non si diventa cinici, semplicemente si rischia la raucedine. Ho cercato sempre, anche per evitarmi altre rabbie, etc. di lasciare la politica a margine; ma la politica, di tanto in tanto, riesce comunque a far capolino. Viviamo in un mondo (e di stupidità). Cerco di cogliere la mia, dell’altrui e di quella pubblica ne dovrei essere sazio. Di quale guerra possono tacere i nostri occhi? Forse di quella che affonda nel mare le zattere di chi disperato sfida la morte per fuggire una morte sicura? Eppure disperati in ugual modo e misura sono stati i nostri padri e i nostri nonni e rischiano di diventarlo i nostri figli. Chi sul tavolo di natale ha il panettone fatica a pensare a chi non ha nemmeno il pane. Ma le parole non possono cambiare le cose.
[…] Dicembre 2009 · Lascia un Commento Leggo un bel post, che mi invita a riflettere, e a cui rispondo: […]qui trovo risposte a domande che non ho posto, […]