QUASI D’AMORE
Sussurra pressoché muta la
sigaretta King Size filter
evade l’idea, adagio srotola
di fumo sottili filamenti lo
sguardo scruta più oltre
–la strada costeggiata di
cipressi– dondolano nell’aria
frementi frasche vola un uccello
attraverso il divieto metallico
(grida soffuse l’aria che spettina
le frasche) luce diviene colore
in tutto un che d’impaccio nel
l’attesa schiaccia il resto della cicca
Si acquieta il camminare: sei barra
to sfregare di ruvide catene, ferro
vecchio, catenaccio:
Tu ti ricordi Anna – obliterare
il piatto destino – i foglietti.
Leggero dondolio come borbottare
richiude la porta frantumare di
immagini: Tu ti ricordi Anna.
Di questo mattino finestre sono
immagini veloci la strada
ci corre incontro. –Un me
dico uccide mogli
e figlio, poi ri
volge l’arma (lucida; s
oggetto il freddo meccanismo
perfetto del
la folli
a) su se stesso – tu ti ricordi,
ripetuto ossessivo suono
ritrovato il mattino, –Tu ti ricordi
Anna i foglietti che ti passavo
in classe sotto
il banco (note di notte
quel quotidiano rintracciare
una storia diversa, un
verbo lontano: quotidiano) –Ti
disegnavo un fiore… la folla s’af
folla di chiaro
scuro vestita cinta e bagli
ori di luce brucia
no e stracci
ano contorti spazi
e ti respira d
osso senza sincronia (uni
verso circonciso di rosso) suoni
e immagini per esserci,
monotono paesaggio ossessionato, uguali:
un ridere dispettoso, una
parola con l’erre che striscia di
vocaboli di saliva atomizzata,
un filo di ciuffo le graffia la guancia
e parla con piacere
che sembra un gioco
Luisa ama Maria –la
scritta A–cerchiata tira su
con il naso poi
passa il dorso della mano
sopra il labbro
(il polsino
è logoro) lo sguardo è
spento paesaggio in frantumi
è made in italy,
reggersi agli appositi sostegni.
Grande edificio incasellato
il minimarket gazzetta: auto
nomi a sos
pendere lo sciopero
vessillo bandi
era occupata l’
ambasciata: sei gio
vani non voglio
no
:in car
cere il mare
crolla impalcatura
secolare albero
inquinato lungo la
costa muore il
mare sul lavoro
cadendo (bagliori di
segatura e schegge) lievi scosse sismiche
(non si sa il numero delle
vittime: incidenti al con
certo: note
voli danni materiali (nascosti
e muti pesci) finché
la violenza (natura o qualità
coazione fisica o morale,
indurre) dello stato si chiamerà giusti
zia (
o) la giustizia del proletaria
to si chiamerà (ripensando
ad un film di Bunuel)
violenza. Firmato
Una Falcemartello.
Tutto morso qua
e là a piccoli sorsi, in piccoli
furti (armonia molecolare) e
parentesi fugaci il cibo tedesco gli
odori i volti:
ha gl’occhi acquosi
di palude tranquilla
un nero sottile baffo
che gli piove sul labbro
capelli ritti che si diradano
unti un tic sottile quasi
disinvolto l’ultimo uomo,
ha uno sguardo di
malizia e di malizia
seni lovable impertinente sul
capo riflessi di corteccia e
negl’occhi (gazzella leggera
) per sorridere rag
grinza tutto il viso
torno il naso,
fragile e lunga come
un giunco, ha
occhi neri e nei capelli,
ha jeans stinti, ha
occhi e capelli, ha occhi
ali con montatura dorata.
Suono il clacson stridore
di freni le gomme graffiano
(inchiodano) l’asfalto brusco
frenare scompiglia
sentimenti incompiuti: hai
visto quel modello di Courlan
de, di–sgraziato anche ieri
guarda quel figlio
di puttana guarda la strada
carino mi ha detto
Ti prego non farti Luigi
di silenzio si infrange il suono
frenare: farsi più vicini
ancora di più, ancora
il gomito sulle costole
lo stesso respiro la
borsa sul ginocchio la
tesa del cappello che
acceca.
Poi…
lenta
mente…
il corpo sudato
si bagna
di sudore, sudore
mescola
(perle bianche
come
denti di cane)
sulle mani
si intrecciano
le dita,
anche il
ferro
freddo e decoroso
trasuda
leggera convessità del ventre
allusione di mussolina
sfiora e morbido il seno
seno ri
gonfio l’estate
veste sottile
quasi come gusto di
cipria e i merletti
polvere di già stato
colmo il ventre
la coscia soda lancia
lungo la coscia trapela
il dialogo e soffice il
seno eppure elastico
eppure
preme lungo il braccio
forma distinta quasi precisa ri
gonfia e i sottili tentacoli
del sottile formichio lenta
mentre percorre il percorso
quasi un percorso intero
delle tepidità senza voce
un’espressione quasi distratta
mentre corre la strada e s
corre sul seno pieno, sul sole, sui
tratti, su quei piccoli indici turgidi
espressi, sulle grafie murali, a
tratti lungo il fianco, sulle cinque
cento, sul ventre con un dolce
foro in centro, pallottola di Cristo, sulle
grafie morali, sul ventre che s’affonda
sulla mano che suda e sul ventre
(e tutto riconosce e tutto ignora)
e sul ventre che si discosta lenta
mente
Tu ti ricordi Anna
L’estate (se vuoi)
era un cornetto dolce col cuore di panna¹
1] 16 agosto 1978
Con questa finisce la raccolta di poesie di allora composta sotto il titolo Settembre
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