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Posts Tagged ‘certezze’

L’uomo basso si avvicinò con cautela cercando di assicurarsi ai sostegni. Gli occhi gli cadevano continuamente al suolo e con voce incerta dovette ripetere più volte le sue scuse per richiamare l’attenzione dell’altro. Il movimento della corriera sembrava renderlo ancora più incerto: “Mi scusi! mi scusi! se mi permetto. Ma… ma credo che Lei, naturalmente distrattamente, abbia preso… insomma che sia la mia borsa”. E sembrò liberato dopo aver portato a termine questo faticoso discorso.
L’uomo alto si girò di scatto, lo squadrò rapidamente dall’alto in basso, sembrò provare solo fastidio. Si distrasse brevemente poi i suoi occhi tornarono a posarsi sull’interlocutore con un lampo di disprezzo: “Quale sbaglio avrei commesso? secondo lei! ma cosa dice buon uomo”. La sua voce aveva stracciato tutta l’aria fra loro due.
L’uomo basso si curvò per guardare in volto l’altro ma fu questione di un solo attimo. Subito fuggì: “Non vorrei proprio importunarla, ma… la borsa… quella borsa è… è la mia”. E indicò rapidamente la borsa che l’altro teneva stretta in mano.
L’altro allora sembrò indignarsi di tanta e simile intromissione. Come parlasse all’essere più piccolo, più infimo del creato: “Certo che mi importuna; e per cosa? Ma come si permette? Non c’è caso che io mi sbagli e poi stia attento a come parla; come può tollerarsi tanta arroganza”?
Sembrava che solo l’uomo basso subisse lo sballottolio della marcia e il suo equilibrio restò alquanto precario: “Vede, quando sono salito, d’altronde come sempre, avevo con me la mia ventiquattrore e ho provveduto ad alloggiarla sulla apposita reticella dalla quale lei, distrattamente, la deve aver presa. Le assicuro ciò e sarei in grado di elencarle ogni cosa vi è contenuta, se questo può tranquillizzarLa e convincerLa”. Aveva cercato affannosamente il tono più persuasivo che conoscesse.
L’uomo alto gli sputò dosso uno sguardo di commiserazione e parve lo vedesse più in basso di quanto non fosse, anzi più in basso del suolo: “Lei sta vaneggiando! ma di che borsa e borsa sta parlando? una borsa che le apparterrebbe e che io avrei preso. Ma la smetta. Se ne sentono sempre di nuove. Lei è pericoloso e pazzo e deve fare attenzione prima di permettersi. Ma guarda che faccia tosta. Che strani tipi si incontrano al giorno d’oggi”.
E stava già voltandosi con queste ultime parole ancora in bocca quando un terzo passeggero, che aveva assistito interessato alla scena, pensò bene di intervenire: “Guardi che credo che quel signore abbia ragione – disse indicando l’uomo basso – l’ho visto io salire con la borsa in mano”.
L’uomo alto sembrò trattenere a stento l’ira e anzi si temette che si scagliasse improvvisamente contro il nuovo intruso. Tutti gli altri passeggeri affondarono ancora più profondamente nei loro giornali o prestarono più attenzione nel guardare fuori: “Eccone un altro. Questa è ancora più bella. Cosa pretende di poter aver visto lei che poi non è stato interrogato da nessuno. Ma quale borsa e borsa”!
L’uomo basso si pose fra i due in una posizione causa la quale subiva l’abbaglio del sole che entrava di sghimbescio e si rivolse all’intruso: “La ringrazio del suo interessamento, per quanto lo ritenga del tutto superfluo e privo di relazione. Permetta che sia io a dirimere questa questione che d’altro canto riguarda solo la mia persona ponendosi altresì il sospetto che forse mi stia sbagliando e che quella borsa così simile alla mia in effetti proprio la mia non sia”.
Poi tornò a rivolgersi all’uomo alto: “Mi scusi molto, forse lei ha ragione e se ne è tanto sicuro… eppure è così uguale ma certo mi sarò sbagliato”.
L’uomo alto non perse nemmeno il tempo di fissarlo fino alla fine di quelle parole. Sembrava divertito se non fosse stato tanto seccato: “Non so che farmene delle sue scuse e un’altra volta si guardi bene prima di importunare una persona”.
Appena sceso guardò la borsa come se la vedesse per la prima volta e con lo stesso disprezzo dimostrato per gli uomini che lo avevano infastidito così tanto. La prese fra il pollice e l’indice come una cosa sporca e la gettò lontano da sé, fra le immondizie.
L’uomo basso aveva lasciato passare quella che era anche la sua fermata, per non trovarsi ancora in imbarazzo con l’uomo che aveva importunato, e ora si arrovellava il cervello su come avrebbe giustificato con la moglie il suo ritardo e la perdita della borsa che lei gli aveva regalato per il compleanno.
L’uomo che si era intromesso trovò posto a sedere e si immerse anche lui nella lettura del giornale.
Un’ultima annotazione: la statura dei protagonisti della disputa era grossomodo la stessa e non è ben chiaro, in base a ciò, come uno risultasse tanto più alto e l’altro tanto più basso quando nemmeno il modo di stare potrebbe giustificare una simile differenza. Ma si sa come vanno le cose. E intanto fuori scendeva la sera.¹


1] scritto il 13 dicembre 2000

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Mara. Camminava contro il vento e contro tutti senza esitazione e quel vento le gonfiava i capelli. I suoi occhi erano specchi del sole. Non aveva rimproveri né paure perché aveva diciott’anni. Non aveva imbarazzi né timori nonostante i suoi diciott’anni. Inseguiva sicura il suo sguardo e lui si innamorò. Chiuse gli occhi per non smettere mai di guardarla. Aveva vent’anni e gesti incerti e cento e gesti stanchi, ed era certo di non averla mai incontrata.

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