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Posts Tagged ‘Italia dei Valori’

MARIANGELA VAGLIO

(nella rete, è Galatea)

si presenta alle Primarie del Centro Sinistra di Spinea del 8.02.2009

come indipendente di Sinistra con Spine@con

mariangela

da blogger a sindaco

la incontri anche in Facebook

pd

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spineacon

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Credo non si fosse capito: io sono un uomo, un uomo di sinistra. Cosa vuol dire? Mai una risposta si è fatta tanto complicata. Solo alcuni anni fa sarebbe stato semplice. Ora non più. Lo sono perché lo sono. Ma forse è la parola che ha perso il suo senso. Lo sono è basta. Non è più una questione ideologica. E’ una questione di sensibilità. Non è militanza. E’ scegliere la parte. E’ un vestito; forse trasandato. Una pelle. Lo sono e non so essere altro. Lo sono perché quando sono nato ero nudo. Perché tutti nascono nudi. In un certo senso uguali. In un certo senso nudo sono rimasto. Lo sono perché ho fame. Una fame non mia; è la fame intorno, come una epidemia. Lo sono perché non sono nato giullare, né servo. Perché credo (ancora, testardamente) che l’uomo possa prendere in mano il destino dell’uomo. Perché voglio mangiare del mio piatto; del mio sudore. Perché non ho mai percorso le scorciatoie. E ne sono ammalato: ho allergia al potere. Di un potere che non è più solo arrogante, violento, prepotente; nemmeno subdolo. Di un potere (cioè di potenti, o piccoli che credono di esserlo) che è solo miope; troppo spesso stupido. Di troppi in cerca di padrone; a guinzaglio. Tenuti da una mano che tiene più guinzagli. Ecco una ragione: sono di sinistra perché odio la parola padrone. Ha un suono troppo assordante, imperioso, tronfio. Non fosse realtà sarebbe iperbole. E’ un superlativo assoluto; con una corte intorno. Una corte di cortigiani.
Ieri ero a casa mia. Non volevo uscire dal bozzolo. Non c’era nulla ad aspettarmi fuori. Solo con i miei pensieri. Un gusto amaro in bocca. Una mail sullo schermo. L’istinto di conservazione. Una inutile testardaggine. Un senso epocale di sconfitta, di scoramento. Guardo dalla finestra e la città non c’è. Forse non c’è mai stata. Ma la sinistra, quella sì! c’era. C’era? C’è solo una leggera nebbia. Ne ho un vago ricordo, lontano, un sapore, un gusto, di quella presunta retorica politica. Resto qui, in questo posto che nessuno sente suo. Dov’è Spinea? Spinea è una cittadina a ridosso di Venezia. Ventiseimila anime, circa (sia il numero che i soggetti sono approssimativi). Un piede dentro e uno fuori dai confini; veneziani lo sono e rimangono molti dei suoi cittadini. Tutti a dire da dove vengono, al massimo dove andranno; mai dove sono. A pensarci non vengono buoni pensieri. Chi mai potrebbe dedicargli una canzone, a Spinea.
Spinea è quel posto che qualche volta ho raccontato. Mettendoci del mio. Mescolandolo a fantasia. Di suo ha poco da raccontare. Ha molto da spettegolare, ma di quello è più prudente tacere. La mia Spinea ruota attorno ad un bar. Chi è già passato da queste parti lo sa. La mia Spinea ruota attorno ad alcuni personaggi. Magari anche singolari. Con delle loro specificità. Ho il dubbio che se ne trovino in ogni città, in ogni accampamento. Ricordate Gerardo cioè il Canapa? O Toni quattro polmoni? O Martino? E gli altri? E altri ne potrei introdurre.
Le belle donne. La dolce e ammiccante Violetta. Jomila col suo accento affascinante. Egezia che è nata nel mio stesso pianerottolo. Tiziana dalle lunghe leve e i lunghi biondi capelli. La rossa che è rossa e questo basta; ho sempre conservato un interesse per le donne rosse. Quella ragazza di colore che ha un sorriso che ha tutti i colori di un alba violenta. La gradevole Maristella, ma di lei se n’è parlato all’ingrosso, e definirla solo gradevole e scipparla di tutti gli altri suoi incanti. Avei forse dovuto nominarla per prima. La giovane donna allo sportello delle poste. E la signora Antonia, con il suo gran bisogno di parlare. E Alberta che quando canta anche gli usignoli la stanno ad ascoltare. E Giorgia che non cammina più, ma guarda ancora le cose con la stessa affascinata sorpresa. E Irene che arrossisce al solo guardarla. E quelle grosse di Marta.
E le brutte. Di queste ultime non si fa mai il nome. Anche a nominarla, Carla, comprometterebbe l’estetica del post. O la voce gracchiante e irosa di quell’altra. Per lei non si possono che usare i puntini sospensivi. Ma della prima non c’è uguale. Lei trova da ridire anche quando c’è solo da prendere il pane. E quell’altra con quel cagnolino orribile che abbaia a tutti e la fa da per tutto. Però lei la raccoglie, quella del cane. E quell’altra ancora che guarda tutto e tutti solo da dietro i vetri chiusi. O quella che non manca mai dalla parrucchiera per non perdersi gli ultimi pettegolezzi. E quella che sa tutto dell’ultima edizione del Grande fratello. E continua a dire ossessivamente che quelle di Cristina sono troppe. Che una donna dovrebbe essere donna. E infine quella che il marito se n’è andato e tutti a dire poveretto.
Personaggi che potrebbero stare in ogni posto, in ogni storia, in ogni romanzo. E poi Sileno, e Ruggerio, e Battista, che il nome da servitore gliel’hanno dato i suoi fin dalla nascita, Ambrogino, proprio come quello d’oro, che non è mai stato a Milano, Andrea che non ci abita né mai ci abiterà ma che è uno dei grandi numi tutelari, Mirmidone il timido e GianAntonio che è stato dio ma anche satana e ha duemila anni e anche altri ancora, e l’astronave in avaria parcheggiata poco lontano, ed è morto più di due volte prima di ricostruirsi, in parte bionico e in parte no; a lui hanno rubato la memoria ma ricorda tutto, e ne ha altre mille storie da raccontare, ma le sue storie sono nate dopo un incidente, e Gisello che ha preso i voti e poi s’è spretato, e Galileo che impasta il pane perché di studiare non ne ha mai avuto voglia, e Nazzareno ch’è preoccupato poiché anche a lui stanno chiudendo la fabbrica, e Elisabetto che a tutti quelli che incontra chiede una sigaretta, e altri ancora.
Recentemente si sta facendo protagonista Guglielmo Stuarda. Dovrei far ricorso a tutta la mia fantasia. Anche tacendo sarebbe parlarne troppo; dargli una importanza. E’ sempre stato nulla. Si sta ritagliando un ruolo e resta nulla. Insomma una folla, gente che passa, che si può incontrare; a cui fare un sorriso o risparmiare anche su quello. Alcuni hanno una idea politica, ma non è necessario. E ci sarebbero anche i resuscitati di cui parlare. Qui, a Spinea, si dovrà comunque decidere che governo darsi. Si comincia a pensare che è meglio pensare prima alle prossime amministrative che pensarci dopo. I cittadini di Spinea sono litigiosi come quelli di ogni altro posto. Passionali a gradazione zero. Prima del tempo ci saranno molte sinistre e altrettante destre. Magari poi proveranno a parlarsi. A tempo debito. Quando sia questo tempo mica è dato a sapere. E si parleranno senza barriere ideologiche. Capita così di assistere a dei veri virtuosismi, a dei tripli salti mortali, e voilà! chi era di qua te lo ritrovi di là e viceversa. Insomma niente ci distingue dagli italiani.
spineacon La politica è quella che ha creato mostruosità come la Striscia di Gaza. Che toglie la terra ad un popolo e si inventa uno stato. La politica a tante cose e anche il loro contrario. La politica è quella che quando tace parlano le bombe. La politica è anche ideali e passione. All’inizio dicevo che sono uomo di sinistra. Mica che sia così facile; semplice. Abbiamo escogitato di dare un riferimento a tutti quelli di questa martoriata parte che non si sentono rappresentati dagli attuali partiti, che non si riconoscono in loro o che non hanno referenti nella scena politica locale. Ci siamo inventati un movimento e gli abbiamo dato nome Spine@con. All’inizio sembrava tutto facile. Proseguendo si è rivelato tutto molto più che difficile. Ora, per il momento, Spinea ha una coalizione di centro sinistra. Ora, per il momento, vi partecipano quattro soggetti politici, compresi i pochi pazzi che mi stanno attorno:

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I candidati saranno quattro, tre li propone il Partito Democratico. Noi invece appoggiamo una donna, giovane, carina, colta e intelligente; un’indipendente di sinistra

(tutte novità per una candidato Sindaco)

Mariangela Vaglio

candidata alle primarie della coalizione di Centro Sinistra

per il comune di Spinea (VE)

Fiorella Mannoia: La storia

[Audio “http://www.fulminiesaette.it/_uploads/musica/rock_mus/Mannoia – La storia.mp3”]

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Logo del Partito Socialista Europeoscacchiera con scacchiPadova, Sheraton Hotel. Congresso regionale del Partito Socialista. Martino non ne sa di congressi. Gli ho spiegato che si fanno nei corridoi, ma beato iddio, nei corridoi dove si parla e si ascolta. Lui si trova continuamente solo e nel posto sbagliato, con la preoccupazione di scansare il barman che cerca l’ordinazione.

Nessuno se ne va o almeno i primi disertori, che cedono alla stanchezza, son pochi e lo fanno alla chetichella. Si! se ne andranno a poco a poco in sordina. Attaccano i piccoli notabili dalle rovinose rovine dei piccoli comuni. Gente senza arte ne parte. Quasi tutti col compitino scritto. Qualcuno se lo deve esser fatto scrivere dal fratello maggiore, sopravissuto all’ultima guerra, probabilmente invalido in casa. Qualcuno si spinge fino a partire dall’ottocento per sostenere… nemmeno lui sa cosa. Forse un sopravissuto orgoglio. Eppure tutti sono d’accordo con tutti; naturalmente prima dei distinguo. E’ palese che sui circa cento presenti le tesi non sono tre ma almeno, a farla breve, un centinaio.

Tutti vogliono parlare per poter un indomani, vedi mai, dire che loro c’erano. E tutti vogliono splafonare il tempo loro concesso. E’ una sorta di gara a chi cede dopo. I restanti entrano ed escono distratti. Ognuno ha a disposizione almeno cinque “concludendo“. Uno la racconta alla sua donna imperterrito per conto suo e non è certo di politica che stanno parlando tanto fittamente, il suo chiacchiericcio fastidioso è veloce quanto una mitraglia. Si giustifica che è un pacifista. A me sembrava solo un maleducato.

Qualcuno stigmatizza sulle campagne fatte. Per esempio… sul culo della D’Abbraccio, pseudonimo di Emilia Cucciniello [vedi manifesto], per i muri di Roma. Comincio a capire il richiamo d’apertura alla famosa senatrice. Infondo è la senatrice che ha “mandato per strada” la povera “attrice”. Le ha letteralmente chiuso il posto di lavoro. Si! non è stata una scelta felice. Non chiedetemi quale. Non saprei che dire. Ho una scusa pronta: mica sono socialista. Forse si sottende che mica si possono mandare, allo stesso modo, a lavorare i tromboni. Un po’ per il mondo del lavoro, un po’… insomma non l’hanno mai fatto. Sarebbe una crudeltà bella e buona. E poi è storia che le seconde linee sono peggio delle prime. Comunque lunga vita al culo della compagna D’Abbraccio.

Nel Grande Nulla qualcuno canta le esequie degli altri morti; qualcuno spiega che il partito che si deve andare a costruire è il Partito Liberale anche se potrebbero continuare a chiamarlo Partito Socialista; qualcun altro spiega che il Partito Socialista è sempre stato un po’ di sinistra e un poco di destra e per il resto, di quel che rimane, anche un poco di centro; qualcuno precisa che l’opportunismo è una spazio politico reale; qualcuno teme da Brunetta che si possa assimilare qualche presente ai fannulloni del pubblico impiego, sarebbe ingiusto perché, pur non avendo mai fatto un cazzo, loro fanno danni e la chiamano politica; qualcuno sospetta che ci si dovrebbe occupare dei problemi reali del paese; un medico spiega varie volte d’essere medico, di non aver mai fatto politica e d’essere imbarazzato a parlare davanti a De Michelis, vorrebbe soffermarsi anche sulla malasanità e allora ci legge un estratto da un articolo di giornale, forse Repubblica o forse La Padania, non lo precisa, e, a parte errori dovuti all’emozione, la cosa (e la parte) non risulta chiara.

Ci prendiamo una pausa, anche a rate il troppo è troppo. Si siede al nostro tavolo quel tale innominabile, per la privacy e per risparmiarmi ritorsioni, che per cognome si chiama proprio come quel legno duro e scuro, e pregiato, il legno, usato in ebanisteria. La sua pelle ha lo stesso colore del legno. La sua testa la stessa consistenza del legno. E’ quello che ha definito il compagno Turati uomo di destra. Vorrei alzarmi per andare a prendere un cinar, visti i prezzi non mi resta che cercare il bagno anche se non mi scappa. Lì, in bagno, si fa in fretta perché non arriva l’aria condizionata. Non so perché ma il pranzo mi sta ancora sullo stomaco ed è in numerosa compagnia.

La mozione UNO, che vorrebbe proprio, unitariamente, sostenere il compagno Nencini, decide rammaricata di non poter votare perché in provincia di Treviso i lavori congressuali non sono andati in modo adamantino. Sembra siano stati invitati solo quelli della TRE o almeno tutti o parte della UNO sono stati invitati solo a congresso concluso. I sostenitori escono dalla sala. In realtà mi alzo, io che centro come i cavoli, assieme a Martino. Così siamo in tre con Cresco. Non mi guardo indietro per paura di essere seguito.

Forse è meglio che non mi sia preso appunti, almeno la memoria dimentica qualcosa e sa essere meno cruda. L’ultima volta hanno anche fatto l’appello. Forse ce ne siamo andati prima. Anche solo assistere alla politica è una gran fatica. Difficile resistere fino in fondo. Non ho nemmeno avuto il tempo di leggere il giornale. Magari fuori, in qualche parte d’Italia, è successo qualcosa.

Rino Gaetano: Nontereggae più [Audio “http://se.mario2.googlepages.com/NuntereggaePiu.mp3”%5D

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Logo del Congressoscacchiera con scacchiPadova, Sheraton Hotel. Congresso regionale del Partito Socialista.

Si aprono le danze. Sale sul “pulpitoCrema, un altro che le cose mica se le lascia dire. Come tutti è per un rinnovamento che faccia emergere una nuova e giovane generazione, tranquillizzato che la cosa è di per sé impossibile. Basta infatti un occhio alla sala per capire che può dormire sonno tranquilli almeno per il prossimo ventennio. Naturalmente come gli altri tromboni è della tre. Mi ricorda qualcosa che diceva all’incirca “rinnovamento nella continuità“. Anche lui se la prende con tutti ma difende anche tutti, compreso De Michelis, non vorrebbe mai se la fosse presa. E poi così lo lascia libero di non rispondere alla provocazione di Cresco che, da parte sua, l’aveva coinvolto.

Segue, alla faccia degli assenti (ma si sono già sistemati, loro), Vazzoler, l’ultimo dei cosiddetti grandi cioè il penultimo dei notabili (nel caso del grande cardinale anche nottambuli). Qualcosa non torna forse perché lui non lo sa. Infatti nel caso Vazzoler c’è una complicanza, oltre a non aver da dire non sa come dirlo. E’ una concessione democratica la sua appartenenza ai grandi. A chi non lo conoscesse sembrerebbe già giunta l’ora dei mediocri, dei dilettanti. Il nuovo? ma forse è il momento giusto. Fa da apripista. Subito dopo parlerà il sultano così si noterà meglio la qualità.

Infatti si alza, atteso, l’ex ministro (avete letto bene) De Michelis. E’ proprio vero che i principi curano poco la parrucca e sotto non lavano i capelli. Qualcuno osserva che pare invecchiato. A me non pare. Certo non ringiovanito. Lui non è uomo da rinnegare e per questo non lo sa, conferma tutto, compreso l’orgoglio di essere sempre stato socialista, a qualsiasi tavolo si sia seduto a cena. Si sente subito il politico che parla il linguaggio alto della politica. Non dice nulla ma lo dice bene, in modo forbito. Con i verbi e gli articoli al loro posto. Senza bisogno di suggerimenti. Non fosse per il cosa il come desterebbe tutta la mia meraviglia. Emulo di una famosa scuola di tessitori prosodianti bizantini dice tutto e tutto il contrario. Lui i grandi democristiani li ha conosciuti dal vero, mica ciccioli. Dove vuole andare a parare? Intesse la sua fitta trama. E’ d’accordo perfettamente su tutto con quanto sostenuto dal compagno Nencini. Quando avrà finito avrà dimostrato che quel Nencini ha detto solo una sfilza di cavolate che non portano da nessuna parte. Lo avrà letteralmente smontato.

Lui, il cardinale veneto, apre a qualsiasi ipotesi e non ne chiude nessuna. Fermo restando strenuo assertore della mozione TRE, si tratta del posto di lavoro mica di carabattole, non abbraccia nessuna tesi per poter sposare quella opportuna al momento opportuno. Le sue parole corrono veloci ma chete e si muovono troppo alte per i buzzurri. S’è lasciato però scappare che gli ex socialisti sono proprio ex (forse quasi senza ritorno ne clemenza per loro), ma infondo, come Brunetta, hanno conservato un comune sentire. Per tutti ci sarà un tentativo flebile di applauso, in questo caso è leggermente più convinto, i fannulloni hanno più nemici che voglia di riposare. Infondo e facile colpire un bersaglio fermo, anche se a salve; è sempre più semplice centrare un nemico esposto, ferito. Quando ha finito di parlare si capisce che il congresso sarebbe terminato e che nulla può essere cambiato, non senza la sua benedizione. Si controlla prima di quanto mi aspetti e non pronuncia l’attesa benedizione: “la messa è finita, andate in pace“.

Se non è stata tutta colpa di Boselli¹, certo Angius dev’essere uno che per portare sfiga ne porta a cariolate.

Xe caldo, xe umido, par de sofegar / e semo più in merda de sedese ani fa“².

Alberto D’Amico: Cavarte dal fredo³ [Audio http://se.mario2.googlepages.com/CavarteDalFredo.mp3%5D

Qualora, in Explorer, il suono della canzone risulti distorto potrà essere ascoltata solo attraverso il lettore residente nel Vs. PC cliccando in questo link: Cavarte dal fredo

[CONTINUA E FINISCE (non se ne poteva più) DOMANI]


1] Chi dovesse incontrarlo è pregato di ricordarsi che i Socialisti non sono giustizialisti (o si?).

2] Quando son stati beccati tutti con le mani nella marmellata.

3] Spero che il mio dialetto non renda troppo difficile seguire il testo della canzone.

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scacchiera con scacchiPadova, Sheraton Hotel. Congresso regionale del Partito Socialista. I lavori si dovrebbero aprire con la proiezione di un documentario sulla senatrice Merlin Lina. Protesta in sala, quasi una rivolta, “l’abbiamo già visto“. Poco male, si prosegue con la curatrice del filmato, una donna con una grande cesta di boccoli in testa, che ricorda la figura della senatrice Merlin Lina (quella che ha chiuso le case chiuse) mentre scorrono le immagine mute. C’è un giovane in sala e solo disinteresse. Martino osserva che “era una belladonna” e subito sullo schermo si salta di una ventina d’anni e quella è già vecchia. Le immagini scorrono mute e vedono più la curatrice, con il suo gran turbante di riccioli scuri, mentre parla dal vero, che la stessa senatrice Merlin Lina, oggetto del (fortunatamente) breve cortometraggio.

Foto di Riccardo Nencini

Poi… è lo stesso Nencini, che di nome dovrebbe fare Riccardo, anzi lo fa per certo, a presentare, per primo, la sua mozione TRE. In realtà, con quel nome, più che ricordare uno dei grandi, assomiglia ad un addetto alle onoranze funebri (forse è stato scelto proprio per questo). In verità, con calma pacata, lui traccia un profilo anche chiaro del Partito che si aspetta, e pone molti paletti; forse fin troppi. Nessun dialogo con una sinistra massimalista e antagonista, insomma con il vecchio Arcobaleno. Nessun dialogo possibile con il giustizialismo dei DiPietristi. Con il PD invece si può e si deve parlare e solo con quello. Quelli (il PD) stanno già a mangiarsi le unghie sui loro errori. Probabilmente dopo la presentazione, se non sono schiattati dalla grande emozione, staranno a toccarsi le balle.

Per la UNO prende la parola Angelo Cresco con la sua aria da tribuno e il verbo enfatico. Arringa la platea e ricorda gli errori e c’è n’ha per tutti, compresi i presenti, con una chiara dedica a De Michelis, ma si sa che tra loro non è mai corso buon sangue. Quello scorso, di sangue, deve essere stato di semplici compagni di base perché alla fine, si sa, certuni trovano sempre da sedere. Inveisce contro il vecchio e contro i tromboni (o trombati che dir si voglia) e conclude affermando che la sua idea del Partito è del tutto diversa o quasi, ma, in nome dell’unità, non avendo la sua mozione un candidato, appoggia la candidatura Nencini. Questo permette anche a Martino di scoprire chi candida.

Poi è la volta di uno della mozione DUE (ricordate? quella delle mutandine) cioè di un nessuno. Un povero diavolo, pieno di ciccia sudata che gli trabocca dalla camicia (nera). Si scusa poiché chi doveva sostenere il progetto politico ha avuto il gusto (come altri scherzosi) di nemmeno presentarsi, e così l’hanno raccattato all’ultimo. Naturalmente ci tiene a stare sul vago o cerca di farlo. Non è aduso a parlare davanti ad una platea, ma almeno ha una cosa da dire e un candidato alternativo e concordato (che sono la stessa cosa): Pia Locatelli [mestiere donna].

Dimenticavo che una delle loro parole d’ordine è: “Per una linea politica autonomista e corsara” (e questa m’è piaciuta e non è nemmeno farina del mio sacco).

Giorgio Gaber: La nave [Audio http://se.mario2.googlepages.com/Lanave.mp3%5D

N.B. in realtà qualcuno che cerca a sinistra un posto per la sinistra c’è anche da noi. Un esempio.

[CONTINUA DOMANI] Per gli altri un consiglio: andate al mare o dove volete, ma non con questa nave.

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 Invito al tesseramento

scacchiera con scacchiPadova, Sheraton Hotel. Congresso regionale del partito che non c’è cioè dei socialisti: sarà solo Partito Socialista (e basta). Come dicono loro, mica cazzi, “Il presente e il futuro“.
Ora si fa sul serio, ora entrano in campo i pezzi da novanta; ora le cose bisogna chiamarle col loro nome. Penultima tappa. Poi si scala il Gavia e si va a Montecatini. Lì c’è l’arrivo del tour. Lì nascerà (veramente dovrebbe nascere, rinascere, rifondarsi; fate voi) finalmente il Partito. Qui c’è la crema della crema della regione compreso il compagno Crema; ma questa storia ve la dovrò raccontare a rate perché è di troppa fatica persino a leggerla.
Non esiste nessuna alternativa: o qui o l’ignoranza. Non ne troverete resoconto da nessun’altra parte vista la completa assenza della stampa. Lo so che ne fareste anche a meno ma a me va di condividere le disgrazie. Quando si legge un brutto libro, o si vede un brutto film, è buona norma consigliarlo per non sentirsi l’unico imbecille.
Così mi presento impresentabile, come appena tornato dalla spiaggia, calzoncini e maglietta. In realtà ho rinunciato alla spiaggia, nell’afa, per accompagnare Martino e farlo sentire meno solo. Capisco subito d’essere fuori posto perché ci portano il conto. Non pagano i socialisti? I tempi devono essere cambiati. Si fa alla “romana” e ci mettono in conto l’acqua come champagne.
Arriva il segretario in pectore. Ha già vinto. Chissà se avrà fiato fino a Montecatini. Entra, Nencini, passato da ciclista o forse, a vederlo, questo è un altro Nencini, non ha il torace dell’atleta. Entra accompagnato da De Michelis (nei panni del cardinale Mazzarino) e si capisce subito, basta uno sguardo anche distratto, che il nuovo futuro segretario, Nencini, è un gregario. E’ De Michelis che dispensa le benedizioni. E’ a lui che tutti si fanno torno per baciare l’anello. Zazà è tra i primi a vederlo e a correre; quello fatica visibilmente a ricordarsene (se c’è da ricordare) ma lo saluta benevolmente e democraticamente: “Ciao caro“! Probabilmente, anzi sicuramente dagli occhi trigliati, si sta chiedendo “Chi cazzo è“?
Purtroppo ho due limiti: il vizio dell’iconoclastia e il non aver mai imparato a genuflettermi. Si arriva così, come detto altrove, con tre tesi TRE. La terza, che è maggioritaria, s’è già divisa.

Le altre, come da copione, lo faranno durante il Congresso. Naturalmente tutti si rammaricheranno, in vario modo, della cocente disfatta elettorale e si richiameranno alla grande tradizione (sempre come da copione).

Ancora tutti sanno che la terza, quella che raccoglie quasi tutti i vecchi tromboni (o forse trombati), ha già vinto; comunque sostanzialmente le tesi o mozioni o atti o correnti o ipotesi sono le seguenti:

  1. PROGETTO E RICAMBIO¹: per un Partito Socialista a sinistra ma in maniera autonoma per concorrere alla rinascita dell’idea socialista e alla rivincita della sinistra; unico riferimento il PSE (che, a scanso equivoci, si deve intendere Partito Socialista Europeo).
  2. PRIMA LA POLITICA: Partito socialista a sinistra ma in maniera autonoma aperto a qualsiasi alleanza di sinistra per concorrere alla rinascita dell’idea socialista e alla rivincita della sinistra; unico riferimento il PSE.
  3. UN NUOVO INIZIO PER IL PARTITO SOCIALISTA²: Partito socialista a sinistra per concorrere alla rinascita dell’idea socialista e alla rivincita della sinistra in un dialogo stretto con il PD (senza L; questa m’è piaciuta anche se l’ho letta altrove. Non è farina del mio sacco); unico riferimento il PSE.

La differenza tra le mozioni dovrebbe essere a conoscenza di tutti, ma tutti aspettano di sentirsela dire o meglio mentire, perché nessuno è deciso, e così coglione, di dire nulla più di niente. Del domani non v’è mai certezza. Forse è una mia impressione ma più che entusiasti mi sembrano guardinghi. Vigilano sul proprio portafoglio (beninteso di voti) .
Coraggio, si va ad incominciare.
Gianfranco Mafredi: Zombie di tutto il mondo unitevi [Audio “http://se.mario2.googlepages.com/Zombie.mp3”%5D [CONTINUA]
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1] Presentata da UIAS (Unità, Identità, Autonomia e Sinistra Socialista, lo so che mancherebbe una eSse ma chiedetelo a loro). Vorrebbero ricambiare tutti tranne quelli che ci sono già.

2] Avendo meno sostenitori allora hanno bilanciato la cosa col nome più lungo e il documento più corposo.

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