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Posts Tagged ‘Siamo i ribelli della montagna’

Irma non aveva idee politiche, non sue, non così chiare. Tutto quello le sarebbe stato completamente estraneo, non era vita, ma sapeva come Augusto, Scintilla, la pensava. E lui era ancora il suo uomo. Se n’era dovuto scappare per quelli. Ma quello che importava era che quelli erano solo ragazzi. Stava andando a legna. Li aveva visti lì, intirizziti, da farle pena, proprio ragazzini. La barba lunga, gli occhi enormi della paura. Le avevano colpito il cuore. La fame è una gran brutta bestia, la peggiore, di più insieme a quella paura. L’avrebbe fatto per chiunque. Forse anche per quelli altri. No! forse per quelli proprio no. Non ci sarebbe riuscita. Non erano ragazzi uguali. La pensavano troppo diverso da lei. Avevano occhi piccoli da belve. E non gli era mai piaciuto il nero; la faceva triste. Era il colore del dolore. Ed erano stati loro che gli erano corsi dietro, al suo Scintilla. Loro a farlo scappare. Ancora loro che avevano picchiato Attila, e tutti quegli altri. Non sapeva di politica ma sapeva chi aveva ragione. Quale era la parte. Sapeva distinguere le mele marce in un canestro di buone. Non aveva molto, erano tempi veramente grami, ma di quello che aveva ne portava, lo divideva. Non ci pensava: la cosa andava fatta. Era un atto di pietà cristiana. E lei era una che credeva. Era certa che quella era la parte; che anche lui, Cristo, sarebbe stato da quella parte. Non lo diceva forse proprio lui che bisogna sfamare gli affamati? Si arrampicava su con la sua gerla. Fin che c’era strada la faceva in bicicletta. Poi a piedi. In mezzo ai boschi. A volte cominciava ad imbrunire. A volte era buio quando tornava. Gli avevano fatto paura; ma solo all’inizio. Non sai mai cosa fa la paura. E un po’ alla volta aveva imparato a voler bene, a quei ragazzi. Soprattutto a quel biondino che aveva ancora la barba sottile come una lanugine e a cui colava sempre il naso. Sì! c’erano volte in cui si fermava, con qualcuno di loro. Non si vive di solo pane. Aveva creduto di non poterlo fare. Era stato invece tutto così semplice. Anche Scintilla avrebbe capito; meglio però non dirglielo quando tornava, se tornava. Non era nemmeno amore, era solo disperazione la loro. Bisogno di stringere una donna tra le braccia, di calore, di scappare per quel poco. Non era stato difficile ma solo un po’. Non faceva ancora così freddo, quella prima volta. Sotto una luna piena che sembrava arrogante e curiosa. Aveva chiuso gli occhi e per un attimo aveva creduto che fosse lui. Forse era stato l’unico attimo in cui l’aveva tradito. No! non li aiutava: lei li sfamava. Per quel poco. Con quel poco. Aveva anche rubato quel pezzo d’agnello per loro. Lo avevano divorato. Bisognava vederli. Lo sapeva da sola che sarebbe stato poco. Ma con un po’ di polenta. Con quel pane raffermo. Avevano buoni denti. E poi sempre meglio quel poco che il niente. Non poteva di più. Il parroco avrebbe potuto, ma non ci si poteva fidare di quello. Uno era stato soldato, persino tenente. Il biondino era salito prima ancora di poterlo diventare, soldato. Aveva quelle mani; delicate e da studente. Si vedeva che era uno di città. Aveva paura che la Nora potesse capire che quella farina non era solo per le galline. Una cosa aveva imparato: non si poteva fidare che di se. Sarebbe stato orgoglioso di lei, il suo Scintilla. Anche se lei non lo faceva per una idea, e nemmeno per lui. Lo faceva solo… perché sì! Ma quella sera non era una sera come le altre. Si sentì chiamare: “Dove vai Irma che viene giù sera”? Era quello stupido, il Nevio. Ma lo voleva capire, una per tutte, che lei era troppo vecchia per lui, e che era impegnata? Eppure lo sapeva di Scintilla, e che poi il suo uomo non gliel’avrebbe perdonata. Forse il Nevio l’aveva denunciato proprio per lei. Forse perché ci credeva. Le sembrava impossibile che si potesse credere anche nella cosa sbagliata. Eppure doveva essere così. Poi lo vide arrivare, Davide, il biondino. In silenzio. Lo vide scivolare tra i pini, nel bosco. Era come se avessero avuto un appuntamento. E’ così che devono andare le cose. L’altro, il Nevio, scherzava e le sorrideva. Cercava di essere simpatico, e carino. Lo sapeva bene lei cosa cercava, quello. La trattava come una ragazza libera, e come se intorno non ci fosse tutto quello scempio. E fossero ancora quello che erano stati. E le spiegava che le voleva bene veramente. E che con lui sarebbe stata bene. Non si può stare bene con uno se non si ha un sentimento. Gli si mise davanti perché quello, il Nevio, desse le spalle al biondino. E quando risuonò lo sparo fu solo un attimo, ma le sembrò che avesse risuonato in tutto il bosco.
Cazzo! Irma, ti sei lasciata seguire”.
Anche se era solo uno studente lei sapeva che lo doveva fare. Non potevano rischiare. Lo sapeva appena l’aveva visto. Quella morte non era poi così brutta, ma non lo poteva guardare, al Nevio. Non lo voleva vedere mentre la camicia nera diventava rossa. Aveva fatto quello che doveva fare. C’erano anche gli altri. Non era un uomo, ma era un mondo che stava morendo. Forse ne stava per nascere uno nuovo. Chi lo poteva dire? Lo chiamavano libertà. Lei mica lo sapeva che cosa era. Cosa volevano dire. E quel ragazzo non sarebbe più stato ragazzo. Lo salutò per l’ultima volta. Si ricordò che non gli aveva mai chiesto nemmeno come si chiamava. Cercò di liberarsi anche di quella tenerezza.

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