Un farfallino a pois gialli sbatteva lo Shaker. Guardarsi intorno era accorgersi che lì non c’erano che uomini uomini e uomini lupi. Ai secondi non avrebbe mai potuto mescolarsi, possedeva occhi che non sapevano mentire e carni troppo fragili. Ai primi aveva timore di vedersi accomunare e non era per arroganza. Quelli erano sporchi di parole. Ogni loro pensiero ne era sporco, di parole; nel goffo tentativo di nascondersi. Pensava tra sé: venditori di vento.
Talmente pazienti e ostinati da stare dentro un racconto col testo giustificato. Da scordarsi di tutto ma non di quella falsa arroganza. Da incantare un occhio distratto. Diceva tra sé: eppure non sono nulla di quello che appare. A volte sarebbe così facile mettere la fiche sul piatto e andare a coprire il gioco; traditi da una memoria non sempre attenta. In verità non gli sarebbe costato nulla chiamarla come voleva e lei era diventata Flaviana. Pensava solo che il suo nome era bello e che erano belli anche i suoi occhi. Non capiva tutta quella pena e quel gioco a nascondersi. Poi smise di pensarci. Lo vedeva che a tavola era una vera signora. Lo sapeva che a letto sarebbe stata semplicemente meravigliosamente porca; in qualsiasi modo avesse voluto essere chiamata. Infondo per lui farsi chiamare Giorgio era solo un semplice e leggero vezzo
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