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Posts Tagged ‘Palestina’

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Qui il 24 novembre 217 si è tenuto il Nazra Palestine short film festival
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era il

Mesahal Cultural Center – Gaza City

e sembrava un posto normale dove potersi sentire normali.

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Questo è ciò che ne resta dopo i bombardamenti israeliani:

Mi mancano altre parole, semplicemente mi sanguina il cuore.
da Auschwitz di Francesco Guccini

…Ancora tuona il cannone, ancora non è contenta
di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento
e ancora ci porta il vento…

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L'angelo di OsloInutile raccontare di nuovo tutto per filo e per segno. Chi è così troppo curioso può andarselo a leggere nelle pagine del libro[1], ma è una storia lunga e ingarbugliata. Per quanto ci riguarda in particolare basta andare dalla fine di pagina 441. E’ a quel punto che l’autore tace la verità e s’inventa una storia incredibile dove lei si uccide per amore. Certo l’amore è un sentimento molto forte. Non solo tra un uomo e una donna. Non l’unico. Forse però questo non lo dovevo dire. Pazienza. Allora… dov’eravamo arrivati? Sì! la verità è molto più semplice.
C’è solo silenzio intorno e la notte è nera. Non è nemmeno una vera tomba. Solo un tumulo. Un insieme di pietre. Lei, con delicatezza, sposta la terra e rimuove la plastica che ricopre il corpo morto. Prende le cornee, prima la sinistra e poi la destra, che gli erano state criminalmente sottratte contro la sua volontà; espiantate, si dice, e le posa nelle cavità oculari del cranio. Poi rimise piano il polmone nello spazio sotto le costole a destra. Poi passò meticolosamente al fegato e ai reni. Infine gli restituì il cuore.
Se avesse potuto vedere nel buio non sarebbe rimasta sorpresa, non avrebbe pensato di rinunciare alla vita stesa al suo fianco. Quando gli aveva ridato le cornee lui era tornato in grado di vederla. Quando aveva rimesso il polmone al suo posto lei aveva potuto sentire di nuovo il respiro caldo di lui sulle guance. Forse era anche distratta da quell’impegno. Non era una cosa che si è soliti fare. Fegato e reni avevano restituito purezza al loro infinito amore. Infine il cuore aveva subito ricominciato a battere all’unisono al suo.
Per quanto detto lo stupore di lei era stato smisurato. Si erano dati quel bacio che avevano aspettato per un tempo infinito. Poi lui si era alzato e le aveva detto che doveva andare. L’aveva invitata ad andare con lui. Al suo fianco. Aveva indossato ancora la sua kefiah. Perché quella terra aveva ancora bisogno di lui. Dei suoi occhi, del suo cuore e anche delle sue braccia. Di tutto l’amore del mondo. Di lui e di tutti quelli come lui. Che sono tanti. Perché non da pace la morte.
Forse è proprio solo per questo che l’autore ha taciuto la verità: Quella terra ha ancora bisogno di martiri. Il suo nome resta solo su quella povera scritta sopra quelle pietre. Per tutti lui deve essere ancora morto, una vittima. Una vittima come tante. Quasi, e forse una vittima senza nome. Era stato solo un ragazzo. Un ragazzo come gli altri. Un ragazzo che tirava le pietre. Come un gioco. A chi le lanciava più lontano. A chi possedeva più mira. Un gioco che gli era costato la vita. Ma forse il libro qui è solo un pretesto.
Lui avrebbe ritrovato i compagni. Sarebbe tornato a sfidare la morte. Come allora non gli faceva paura, ma ora sapeva. Erano stati traditi da tutti. Prima dagli amici e poi dagli assassini. Non sarebbero più tornati in Danimarca. Faceva troppo freddo là. E non c’erano più segreti, o ce n’erano ancora troppi. E sarebbe andato fiero per la sua strada. Insieme a tutti, a un popolo. Al suo popolo. Non aveva odio in cuore. Solo tanta rabbia. Solo tanta amarezza. Voleva solo gridare forte la verità. Inshallah. Non con un coltello. Con una colomba o con un fucile, ma farsi sentire. Il tempo era finito.
Sono tornati a marciare nel silenzio gli eroi bambini. I morti non morti. Attraversano la notte. Con passi incerti, ma con caparbietà. Se Dio vuole. Per una nuova intifada. Sono sempre più numerosi. Chi li vede si cuce la bocca con filo sottile ma robusto. Con tela di ragno e miele. Gli regala un sorriso e un saluto. Si affida a loro. Torna a sperare. Questa è la verità e allo stesso tempo una favola. Ci si può credere o no. Ma senza un po’ di fantasia e di utopia è allora che la vita muore. E il destino diventa un sentiero inutile da percorrere.
[1]     Stefan Ahnhem: L’angelo di ghiaccio.

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Cerchiamo la poesia delle immagini “sulla” e “dalla” Palestina:
Partecipa e invita a partecipare:

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Clicca sull’immagine e su questo link: NAZRA – open call

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VENEZIA – lunedì 19 settembre alle ore 18 presso la sala S. Leonardo – Cannaregioamira-hass-locandina-copia

Incontro con la giornalista israeliana Amira Hass (scrive su Haaretz e su Internazionale) sulla questione dello sfruttamento e controllo israeliano delle risorse idriche nei Territori Palestinesi Occupati.
Parteciperanno con Amira Hass
Renato Di Nicola – Forum italiano dei movimenti per l’acqua
Luisa Morgantini – Assopace Palestina
Stephanie Westbrook – Campagna No Mekorot

Per capire meglio la situazione idrica in Israele ecco un articolo pubblicato su haretz qualche giorno fa: La crisi idrica di Israele non è finita

 

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Sabato 13 febbraio dalle ore 18:00
VENEZIA
Scoletta dei Calegheri
Campo San Tomà, S.Poloincontro con:
Nurit Peled-Elhanan (premio Sacharov 2001)
Luisa Morgantini (già Vicepresidente Parlamento Europeo)
Margot Galante Garrone, canterà Ninna Nanna per Gaza
e canzoni di pacea cura di:
Restiamo umani con Vik
Assopace Palestina
Edizioni GruppoAbele
Coordinamento per il Medio-Oriente

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Nurit Peled-Elhanan,
insegna presso la facoltà di scienze dell’educazione linguistica dell’Università ebraica di Gerusalemme. Nel 2001 il Parlamento europeo le ha conferito il Premio Sacharov per la libertà di pensiero e i diritti umani.

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Luisa Morgantini,
presidente di Assopace Palestina, è stata la prima donna eletta nella segreteria della FLM di Milano. Parlamentare europea nel 1999 e riconfermata nel 2004 come indipendente. È tra le fondatrici della rete internazionale delle Donne in nero contro la guerra e la violenza, è inoltre nel coordinamento nazionale dell’Associazione per la pace. Ha ricevuto il premio per la pace delle donne in nero israeliane e il premio Colombe d’Oro per la Pace di Archivio disarmo. E’ tra le 1000 donne nel mondo che sono state candidate al Premio Nobel per la pace.

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Margot Galante Garrone,
è stata tra gli esponenti di spicco del gruppo di Cantacronache con cui ha inciso le prime canzoni di cui è autrice, oltre a riproporre le canzoni folk e popolari. Nel 1987 fonda il Gran Teatrino La Fede delle Femmine insieme a Leda Bognolo, Paola Pilla e a Margherita Beato, con cui realizza spettacoli di marionette costruite da loro stesse.

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Eravamo in tanti, tanti a S. Giovanni Lupatoto. Eravamo tutti. C’era anche chi non c’era. Ne sono certo. Anche chi non poteva esserci. E c’era amore.
Era settembre, era ottobre, era oggi, era domani, era ogni giorno, era sempre. Sempre così bello. Sempre così difficile. Con un sorriso, e le lacrime a gonfiare gli occhi. E col sole negli occhi –gli occhi non sanno mentire– e ancora speranza nel futuro. Anche quando ti sembra di stringere solo sabbia in quel pugno. O soltanto vento. O ti nascondi in un silenzio. Non è mai tempo solo di dormire. Quel sonno. Vorrei e non vorrei. Vorrei essere là. Essere con te. Così come sei qui, con me. E pagare il prezzo, un prezzo alto, il prezzo di tutti, per essere. E per conoscere. Perché la vita ha ancora speranza. E ha fame: fame di giustizia. E ancora ascolto narrarmi di te. Come a giocherellarmi vicino. Storie che sembrano di tutti. Storie che diventano sempre più mie. Per tornare. Perché è bella la vita piena delle risa dei bambini. Perché e nel dolore che si ama. E’ dalla sofferenza che si può capire. E’ nell’illusione. E’ nell’utopia. Pirati. Senza bandiere. Così diversi e così umani. Senza Frontiere. E nemmeno l’orizzonte per confine. E c’è il mare a Gaza. E continua il viaggio. Ed essere ancora vivo. Di nuovo vivo. Perché c’è sempre un dio in cui credere. Un piccolo poeta dentro di noi. Quella sete d’amore.
A una madre

Vittorio Arrigoni

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I tempi erano duri per tutti e col tempo s’erano fatti ancora più duri, soprattutto per lui. Il mondo era in preda alla più completa anarchia. Crisi da euforia. Eppure lui sapeva fare bene il suo lavoro ma, a sentire loro, non faceva mai abbastanza. Pian piano si stava dichiarando sconfitto e si stava rintanando dentro a se stesso. Non c’era ormai nulla da stare allegri. Il benessere passato aveva riempito tutti di troppa euforia, di troppe aspettative, di boria e di smanie. La verità era che l’intero universo si era riempito di un unico popolo di consumatori compulsivi. Nessuno si accontentava più di niente, dovevano avere di più, soprattutto per i loro piccoli mocciosi frignanti. E tutti sapevano tutto.
La vita di un bambino dovrebbe essere fatta di sogni, di aspettative; cosa ne potevano capire? Erano le favole che cose più belle per gli occhi innocenti. Invece anche quei gnomi, i sopravvissuti alla politica di Erode, erano i primi a piagnucolare lagnandosi e tirando su il muco che colava dal naso. Ma mica era colpa dei piccoli mostri, nessuno gli aveva insegnato che l’erba voglio non nasce nemmeno nel giardino del re. E tutti avevano scordato l’importanza di un cavalluccio a dondolo, di un burattino di legno. Quelli sì erano giocattoli, che stimolavano la fantasia; i sogni. Invece volevano quegli orribili oggetti di plastica, affascinanti sì nei loro colori, ma così anonimi e tutti uguali. Le bamboline simil modella anoressica. Poi i videogiochi. Poi l’ultima novità in fatto di telefonini e tutte le altre diavolerie, elettroniche e non. Soprattutto e ancor peggio preferivano la rozzezza e la quantità alla qualità.
Lui arrivava con tanta fatica col suo pacchettino e sembrava un pezzente. Eppure ricordava le antiche grida argentine piene di gioia e di giubilo. La meraviglia della sorpresa nei loro occhi. Niente di quello era sopravvissuto. E il papà univa i suoi così tanto inutilmente preziosi regali. E la mamma i suoi. E gli zii. E i nonni. Persino gli estranei. Una gara a chi fa e vizia di più. Era naturale che così prima o poi –più prima che poi– tutti avessero smesso di credergli; di scrivergli. E lui aveva perso entusiasmo e passione: com’erano belli i tempi in cui correva da per tutto e non aveva mani per tutti tanto che doveva farsi aiutare da quella vecchia befana. In cui un libro accompagnava le notti della famiglia davanti ad un focolare. La felicità di una vita semplice. Senza motori e reattori. Senza shuttle e macchinine telecomandate al posto di quelle di latta con la chiavetta per caricarle. O avrebbe trovata una soluzione, qualsiasi, o sarebbe stato presto definitivamente messo in pensione.
Lui aveva amato i bambini. Tutto quello aveva cambiato anche lui. Voleva tornare a provare quel piacere, tornare ad essere amato; creduto. Si sarebbe fatto in quattro, e anche in otto, purché tutto tornasse come ai bei tempi. Le favole tornassero ad essere favole, e lezioni di vita, e la televisione… beh! quella poteva anche andare a fanculo. Era stata lei la massima colpevole di tutto quello sfascio. Dall’uomo sulla luna, e ancora prima, e tutto il resto. Ma lui non era che un umile artigiano, un lavoratore, poco più di un manovale. Era consapevole dei propri limiti. Si sarebbe accontentato di poter fave il proprio lavoro. Non era certo un dio, né aveva mai voluto illudersene, non poteva accontentare tutti e anche di più. Anche perché lui invecchiava e l’incremento demografico era impazzito. Anche un pacchetto ciascuno le sue forze non erano più sufficienti. Forse avrebbe avuto bisogno di pensarci prima.
Chi aveva ancora bisogno di credere in lui? Certo di situazioni tragiche era pieno il mondo. Non poteva fare per tutti ma poteva almeno occuparsi di qualcuno. Tra i tanti sventurati, non senza rimpianti, quell’anno aveva deciso di optare e di cercare di occuparsi meglio dei bambini palestinesi. Era stata una letterina particolarmente commovente a farlo decidere. L’uomo doveva ritrovare la fame, la fatica, il dolore per tornare ad amare la vita. Loro sì continuavano ad accontentarsi delle cose semplici e avevano bisogno di ritrovare speranze per tornare ad essere bambini e immaginare una vita normale; quella di tanti bambini, quella che avrebbe dovuto essere di tutti i bambini. Si mise al lavoro per tempo con tanta fatica e alla fine aveva una slitta piena di sogni, di carte lucide e nastri colorati. Aveva quasi ritrovato l’orgoglio e la passione di un tempo che credeva perduto. Partì rincuorato ma non arrivò mai. La notte del 24 dicembre 2008 fu abbattuto dallo scudo protettivo contraereo israeliano prima ancora di arrivare a sorvolare il cielo di Gaza.

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Scendiamo a Tel Aviv, è notte a Tel Aviv. Aeroporto. Coda. Domande, le solite, che suonano strane; indiscrete. “Perché del viaggio”. “Quali luoghi visiterete”. “Dove alloggerete”. Siamo stanchi dal lungo volo. Siamo stanchi di quella noia. In fondo per entrare si fa relativamente in fretta. Lunghi corridoi. Tapis roulant. Foto delle glorie israeliane. Grandi finestre. Aiole. Un muro che pare amicale. E tutti a rincorrerci. Ci perdiamo. Ci ritroviamo. Dovremmo essere i riferimenti, raggruppare quello che è ancora un gregge. Ci trasciniamo con le valigie. Ci affrettiamo. C’è odore di disinfettante. C’è odore di niente. Abbiamo fretta di lasciarci dietro la capitale dello stato occupante. Fuori ci aspetta il Grande Mike, con un abbraccio e il pullman. Carichiamo le valigie e via di corsa, verso Gerusalemme est. Pronti a lasciarci emozionare. Molti di noi non sanno cosa li attende. Impareranno presto:

Alcune pagine di questo diario di viaggio scritto a più mani le avete già lette in questo blog. Ora sono diventate un libro. Non ho mai tenuto a vedere il mio nome stampato, ma se puo’ essere utile per spingervi a visitare quella terra meravigliosa che si chiama Palestina e a conosce quel popolo splendido e le sue sofferenze allora guardo quel nome e ne sono orgoglioso. Un grazie va sempre a Luisa Morgantini, a Stefano Casi e a tutti i compagni di quel viaggio, ma anche degli altri viaggi, a… dimenticavo: alla Palestina.

E un ricordo sempre caro a Vik.

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A 3 ANNI DALL’OMICIDIO DI VITTORIO ARRIGONI, avvenuto a Gaza, Palestina,il 15 aprile 2011, familiari amici conoscenti e voi tutti siete invitati per ricordarlo fra sorrisi e lacrime.

dal libro Perché amo questo popolo di Silvia Todeschini.
Mi permetto di ricordarlo con le parole dei suoi amici palestinesi:
…”E’ entrato in questa casa e si è seduto con noi, alla pari. Ci ha ascoltate, ha ascoltato la nostra sofferenza. E come con noi, ha scoltato e aiutati tutti quelli che ha potuto qui a Gaza. Aveva certamente una forte umanità”.
“Vorrei dire a sua madre che deve andare orgogliosa di suo figlio. Vorrei avere l’onore di conoscere una donna così… e le auguro una vita felice!”.
“Mio caro Vik, voglio che tu sappia che ci hai lasciato nel corpo ma l’anima vivrà con noi per sempre. Voglio essere sicura che tutti coloro che credono in te e nella causa palestinese continuino a seguire il tuo percorso. Vorrei che tu sapessi che sei il nostro eroe, puramente umano“.

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Vi aspettiamo alla Scuola elementare di Bulciago.
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PROGRAMMA:
15.30 Presentazionene
15.45 Video Gaza 2009 con Vittorio
16.00 Campagna per la libertà dei prigionieri politici palestinesi- con Luisa Morgantini
16.20 “Un fiore per la libertà'” , la resistenza palestinese nella West Bank-Simone Zaccarini da voce a Samantha Comizzoli che si trova nei Territori Occupati
16.40 In “Viaggio” con Vittorio-con Egidia Beretta
17.00″Sull’Italia calavano le Bombe” spettacolo sulla resistenza- con Nudoecrudoteatro
17.50 Fondazione Vik Utopia: i progetti
-“Le farfalle di Gaza” (Debra Italia) con Daniela Riva
-pannelli solari sull’ospedale di Jenin a Gaza (Sunshine4Palestine) con il dott. Ivan Coluzza
18.30 Letture di Valerio Mastandrea-video
18.45 Bella Ciao-video inedito di Vittorio
19.00 Banda degli ottoni a scoppio
Lancio dei palloncini
Aperitivo palestinese offerto dalla comunità palestinese di Lombardia.
In contemporanea:
Mostra Momentanea-mente di Mauro Veggiato
MUSIC FOR PEACE CREATIVI DELLA NOTTE
-solidarbus
-raccolta di alimenti non deperibili, medicinali, materiale scolastico per la prossima missione umaitaria a Gaza (estate 2014)
LIBRI SULLA PALESTINA
Libreria Les Mots (milano)
PUNTO GIOCO PER BAMBINI
Animazione con i Giocomatti e spettacolo di Lupin
Merenda
BANCHETTO INFORMATIVO
Liberitutti Yallapalestina

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L’ Associazione Culturale Arabismo con il Master MIM dell’ Università Ca’ Foscari di Venezia e la Fondazione Querini Stampalia Venezia vi invitano all’evento

BUON COMPLEANNO MAHMUD!
Poesie contro l’oblio – reading poetico multilingue in omaggio a Mahmoud Darwish
A cura degli studenti del MIM 2013/2014
Evento inserito all’interno della rassegna “Omaggio di poesia/14” in ricordo di Mario Stefani della Fondazione Querini Stampalia di Venezia.
Ingresso libero fino a esaurimento posti!
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INFO
Email: mim@unive.it
Facebook: Poesie contro l’oblio. Letture poetiche per Mahmoud Darwish
Web: http://bit.ly/1bd37NQ

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PENSA AGLI ALTRI
Prepari la tua colazione, pensa agli altri
(non dimenticare il cibo per i piccioni)
Combatti la tua guerra, pensa agli altri
(non dimenticare chi chiede la pace)
Paghi la bolletta dell’acqua, pensa agli altri
(chi si nutre di dubbi)
Torni a casa, la tua casa, pensa agli altri
(non dimenticare la gente nelle tende)
Dormi e conti le stelle, pensa agli altri
(chi non ha spazio per dormire)
Liberi l’anima con le metafore, pensa agli altri
(chi ha perduto il diritto di parola)
Pensa agli altri lontani, pensa a te stesso
(dì. Magari fossi candela nel buio)

da In un mondo senza cielo – antologia della poesia palestinese ed. Giunti 2007

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