Ci eravamo lasciati in un’Italia in piena epoca della ricostruzione, con la cultura che cercava di ricreare l’orgoglio nazionale. Per tornare a parlare della guerra, che era ancora un ricordo vivo, ho scelto stavolta due pezzi di Enzo Jannacci, non tra i più noti, ma tra i primi, sperando di fare cosa gradita al visitatore e in particolare ad un’amica attenta. Con la sua aria strampalata e il suo verbo surreale il cantautore, trovo, ci da due quadretti gustosi sul tema di come la guerra infondo sia fatta da straccioni contro straccioni e investa anche l’universo privato. I due brani appaiono in Sei minuti all’alba del 1966.
Enzo Jannacci: Sei minuti all’alba
Enzo Jannacci: Soldato Nencini
Sei minuti all’alba | Soldato Nencini |
Sei minuti all’alba: el gh’è gnanca ciàr Sei minuti all’alba: il prete è pronto già; L’è giamò mess’ura ch’el va dree a parlà… Glie l’ho detto: “padre, debún, mi hoo giamò pregà!” Nella cella accanto cantenn ‘na cansún… Sì, ma non è il momento! onn pu d’educasiún! Mi anca piangiaria, il groppo è pronto già. Piangere. doaccordo, perchè m’hann de fucilà: Vott setémber sunt scapaa, ho finì de faa el suldaa. Al paìs mi sunt turnà: “disertore” m’hann ciamaa! De sul treno caregà, n’altra volta sunt scapaa: In montagna sono andato, ma l’altrier Coi ribelli m’hann ciapaa! Entra un ufficiale; m’offre da fümà… “grazie, ma non fumo prima di mangià” Fa la faccia offesa… mi tocca di accettar. Le manette ai polsi son già… e quei là vann dree a cantà! E strascino i piedi, e mi sento mal… Sei minuti all’alba! dio, cume l’è ciàr! Tocca farsi forza: ci vuole un bel final! Dai, allunga il passo, perchè ci vuole dignità! Vott setémber sunt scapaa, ho finì de faa el suldaa. Al paìs mi sunt turnà: “disertore” m’hann ciamaa! De sul treno caregà, n’altra volta sunt scapaa: In montagna sono andato, ma l’altrier Coi ribelli m’hann ciapaa! |
Soldato Nencini, soldato d’Italia semianalfabeeta, schedato: “terrone”, l’han messo a Alessandria perché c’è più nebbia; ben presto ha capito che a volergli bene c’è solo quel cane che mangia la stoppa fra i vecchi autoblindo, pezzato marrone… Due o anche tre volte ha chiesto il tenente a un suo subalterno: “Ma questo Nencini, cos’ha, da sorridere sempre per niente? Sorride un po’ perso… magari a nessuno; e mangia di gusto ‘sto rancio puzzone!… Ma è analfabeta, e per giunta, terrone!” E arriva anche il giorno che arriva la posta; e piove, e di dentro c’è tante persone. S’inganna ridendo l’odore di piedi, e là, più di tutti, chi ride è il terrone: gli stanno leggendo del padre a Corfù; C’è stata una capra malata… e continua: “Sai, tristi è aspettari: se non t’amo più, conviene lasciarsi…” Firmato: Mariù Soldato Nencini, soldato d’Italia di stanza a Alessandria, schedato: “terrone”, si è messo in disparte, sorride un po’ meno; ma di tanto in tanto, ti ferma qualcuno e gira e rigira quel foglio marrone: ti legge un frase; ti dice: “c’è scritto “Sai, tristi è aspettari: se non t’amo più, conviene lasciarsi…” Firmato: Mariù. |
Prima ho letto il testo come leggere una poesia o un brano di prosa.. due storie bellissime, così semplici da sembrare vere. E poi le ho ascoltate ed erano sempre bellissime..
Jannacci l’ho sentito qualche volta in quei brani repertorio e ispira davvero simpatia la sua aria strampalata come a ragione dici tu.
Non mi occupo di sport, non mi ha mai interessato, ma come sai mi piacciono le storie.. Quella di oggi è una storia.. 🙂
Buona giornata
Julia
Non avevo messo la sua “Ma mi” per riservarlo per questo spazio. Ho programmato la sua “Liprando” per fulmini ma temo che apparirà a tempi lunghissimi se non mi stanco prima di aspettare. Al massimo te la allego a mail.
buonissima giornata 😀
Mario
jannacci, uno dei miei autori preferiti, in tono sempre scanzonato riesce a parlare di argomenti forti, tuttavia non conoscevo questi pezzi, grazie mario.
Il piacere è stato mio. Grazie. Spero di potermi ripetere. Ho delle risorse pressoché infinite.
😀