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Archive for 26 agosto 2008

Politica. Almeno il martedì mi ero ripromesso di parlare di politica. Mi rode questo male congenito. Mi metto davanti alla tastiera e mi passa il buonumore. Per giunta è estate e il periodo più congiunturale dell’estate, ma almeno c’è il silenzio. Cosa si può dire oggi anche cercando di tenersi al di fuori di queste piccole beghe da bottegai?
Il vocabolo deriva dell’aggettivo politico, dal latino politicus che, a sua volta, deriva dal greco politikos, la cui radice è polis, cioè città. Non sarebbe il caso di ricordare che per i greci polis è il termine con cui si indicava la città come stato ma lo faccio ugualmente, per precauzione (vedi mai che mi legga anche un politico). Coincidendo (in quel caso) la città con lo Stato, con politikos si deve intendere ciò che è pubblico, ovvero di tutti. Se ne deduce che la politica dovrebbe occuparsi del “bene” dei tutti; dello stato. E’ probabile che dobbiamo, per primo, a Platone l’utilizzo di questo termine in questo senso. La politica è arte e scienza di governo.
Max Weber sostiene che l’uomo politico deve liberarsi della vanità comune a tutti (è di moda citarlo e fa tanto le cose le so anch’io). Lui stesso si rende conto però come storicamente “il risultato finale dell’azione politica è spesso, dico meglio, è di regola in un rapporto assolutamente inadeguato e sovente addirittura paradossale col suo significato originario. Ma appunto perciò non deve mancare all’azione politica questo suo significato di servire a una causa, ove essa debba avere una sua intima consistenza“. E ricerca le vere ragioni e cause della politica nella fede (credo si intenda il termine come ideale); nel servire (la nazione o l’umanità) per fini sociali, etici o culturali, etc.
Ora proviamo a fare un giochino anche se io sono tutt’altro che un nostalgico. Paragoniamo il primo e l’ultimo governo della nostra Repubblica (dove, per quest’ultimo, persino i nomi non sembrano beneauguranti). Il primo in realtà è il quinto dopo l’assemblea costituente e i tre che vedono la partecipazione dell’allora Partito Comunista e che possiamo considerare governi di Unità Nazionale per necessità di emergenza.
Governo De Gasperi V
Dove non diversamente specificato i nomi tra parentesi sono di sottosegretari.
Alcide De Gasperi, Attilio Piccioni, Giovanni Porzio, Giuseppe Saragat; Giulio Andreotti, Roberto Tremelloni (poi Alberto Giovannini), Carlo Sforza (Aldo Moro), Mario Scelba, Giuseppe Grassi, Giuseppe Pella, Ezio Vanoni (Silvio Gava), Randolfo Pacciardi, Guido Gonella, Umberto Tupini, Antonio Segni (Emilio Colombo), Guido Corbellini (Bernardo Mattarella), Angelo Raffaele Jervolino, Ivan Matteo Lombardo, Cesare Merzagora, Giuseppe Saragat, Amintore Fanfani (Giorgio La Pira)
Governo Berlusconi IV
Silvio Berlusconi (Gianni Letta, Paolo Bonaiuti, Gianfranco Miccichè, Carlo Giovanardi, Michela Vittoria Brambilla, Aldo Brancher, Rocco Crimi, Maurizio Balocchi, Guido Bertolaso), Elio Vito, Umberto Bossi, Raffaele Fitto, Roberto Calderoli, Andrea Ronchi, Renato Brunetta, Gianfranco Rotondi, Mara Carfagna, Giorgia Meloni, Franco Frattini (Stefania Craxi), Roberto Maroni, Maurizio Sacconi, Giulio Tremonti, Angelino Alfano, Claudio Scajola, Ignazio La Russa, Altero Matteoli (Roberto Castelli), Mariastella Gelmini, Luca Zaia, Stefania Prestigiacomo, Sandro Bondi.

Non ho fratto commenti. Avete visto tutti che non ho fatto commenti. Testimoni.
Ci siamo ridotti ad essere il paese in cui Bossi si limita a fare la politica con un dito e il sig. presidente Cainano (già psiconano) con due.
Uolter? Uolter sgrana gli occhi, si finge sorpreso; non ha nemmeno il coraggio di dire che lui ha una idea diversa.

Il “Button” mi è stato gentilmente inviato da un “amico” blogger: Visco.

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