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Archive for 17 Maggio 2011

La nuova toponomastica di Piazza dell'EsquilinoEccoli i terroristi: Roma 14 maggio 2011. Uomini e donne di tutte le età, famigliole. Una fiumana tranquilla, felice. Disarmati. Palestinesi dalla Palestina. Palestinesi dall’Italia. Dialetti diversi. Bandiere. Striscioni. Kefiah. Fazzoletti. Distintivi. Come dice bene Ross siamo tra amici. Ci sentiamo amici anche di quelle facce che vediamo per la prima volta. Abbiamo il suo ricordo che ci accomuna. Abbiamo un sogno. Manca solo lui: VIK. Mille mani stringono quelle di Marele. Un elicottero ronza nel cielo azzurro. Anche il tempo è dalla nostra; tempo d’estate: sole e una leggera brezza. Tanta gente, un fiume immenso. Un fiume che scorre tranquillo. La polizia vigila in disparte: figure sinistre. In fondo fanno il loro dovere; non li invidio. Il mio posto è in mezzo a quella gente. Il nostro posto è là. Ora bisogna “Esserci”. Attraversiamo la grande città che ci osserva senza alcun timore. Gente ci saluta. Ci fa segni di sostegno. Si uniscono.
Il serpentone colorato si muove lento. Cambiamo il ritmo della metropoli. Ne cambiamo il suono. I colori. Persino gli odori. Sicuramente gli umori. Gli stranieri ci guardano straniti. Come non credessero ad un Italia così allegra e vivace. Ad un’Italia nonostante tutto di festa. Cambiamo la toponomastica. La grande tribù si ferma in piazza dell’Esquilino. La titoliamo a Vittorio Utopia Arrigoni. In qualche modo è con noi. Inauguriamo Largo Vittorio Arrigoni (internazionalista). Come suona bene. Come sono belle queste parole. Ad andare a sottilizzare avrei preferito forse pacifista. Va bene ugualmente. Molto bene. Credevo avessero cancellato il termine, internazionalista, dai vocabolari.
Le forze dell’ordine, coi cellulari, bloccano via del Plebiscito. Sarebbe malizioso pensare che lo fanno perché c’è Palazzo Grazioli. Avremmo declinato l’invito. Andiamo oltre. Non c’è nemmeno la voglia dello sberleffo. C’è solo un gran senso di civiltà. E stringiamo la rabbia in cuore e il ricordo dell’amico perduto. Ma siamo la dimostrazione del suo impegno. Delle sue idee. Forse nemmeno lui lo avrebbe creduto. Così tanti. Nonostante il silenzio dei giornali. Delle televisione. Delle radio. Di tutti. Quei tutti sono solo gli “altri”. E’ come se non ci fossimo. Se non esistessimo. Noi si siamo. Siamo qua. Anche a nome dei molti che non possono esserci. E di quelli che in questi giorni mostreranno il loro sostegno nelle proprie città. Mentre gridiamo: “Siamo tutti palestinesi”. Si può provare. Non si può ignorare: c’è un Italia migliore. E quell’Italia chiede pace. E chiede democrazia. E vera democrazia.
La polizia indirizza ma non si fa invadente. Sta in disparte cercando di non farsi vedere. Chiude il corteo con fare militaresco. Solo un po’ arrogante. E minaccioso. Purtroppo, mentre scrivo, i “pacifisti” di Israele stanno facendo nuovi morti. Ancora Palestina. Sempre Palestina. Per sempre. Ancora Nakba. Il vento le fa gridare, quelle bandiere. Sul cielo azzurro la colomba si libra dalle onde. La poppa della Stefano Chiarini morde già il mare. Saremo vigili. Ci faremo trovare pronti. Tutti al nostro posto. Testimoni del sogno. Di quel sogno che si chiama PACE. Che si chiama SOLIDARIETA’. Anche se non possiamo essere tutti a bordo. Salpiamo tutti. Salperanno con i nostri cuori.
Restiamo umani

Il corteo "Restiamo umani" del 14 maggio 2011

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