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Archive for 18 luglio 2011

linguacciaE’ strano come i ricordi ci tirino, a volte, scherzi birboni. Ci Avete mai pensato? Parlavo con un’amica, un’amica di blog. Non è di quel rapporto che voglio parlare. Per principio ammetto che questo in me avviene o almeno può avvenire. Ti confronti con una persona e, a distanza di tempo, cose che tu pensavi di ricordare bene lei le dipinge in modo diametralmente opposto. Magari se cerchi una testimonianza terza avrai anche una terza versione dell’accaduto. Non sono qui a stabilire chi avesse o porti ragione. Non servirebbe. Sarei di parte. Non è il senso di questo post. Naturalmente ho ragione io, ma questa è una conclusione scontata ancorché ironica. La ragione se la prende, alla fine, chi ne parla, cioè ognuno si costruisce la propria ragione. Naturalmente sono io il più buono. Ho pure assistito alla costruzione di una ragione anche sull’assurdo. Ci sono casi in cui ci si convince di una cosa, e penso si arrivi a farlo in totale buona fede, perché abbiamo bisogno di giustificare la nostra etica. Inveiamo verso una persona e poi ci convinciamo del momento preciso in cui siamo stati provocati, magari invece era solo la nostra stanchezza. Non paghiamo un debito ma a guardar bene un po’ di giustificazioni le abbiamo, magari il lavoro era male eseguito o comunque lui ne ha meno bisogno di noi. Certo io non lo faccio mai, cioè non lo ammetteremo mai. Credo che il meccanismo possa essere inconscio e pertanto siamo autorizzati a non ammetterlo. Per fortuna con Lei, il mio caro e tenero e dolce grande amore, non si è mai verificato nulla del genere. Quando rammentiamo lo stesso episodio lo ricordiamo alla stesso modo; uguale. Magari nel commento dei ricordi dell’altro diamo interpretazioni discordanti, ma questo è un problema periferico e poco importante. Quando allora usai espressioni poco carine, ma poco poco e non pesanti, solo stupide, le ricordiamo uguali, e io le ho ricordate sempre e sempre me le sono rimproverate. Ma torniamo a noi per ribadire che la barca dei nostri ricordi fa acqua. Avevo messo il telefonino sopra il tavolo e non lo trovo più. “Chi me l’ha spostato”? “Sono sicuro di averti detto alle sette”. In realtà, in questo caso, ma solo in questo caso era vero e anche lei aveva sentito sette, solo non avevo specificato il giorno. Per fortuna la mia compagna è anche puntuale ma ne ho conosciute che una mezza giornata non era sufficiente per un loro ritardo. Poi ricordavano male e avevano capito le cose più inverosimili. E non parliamo poi delle promesse d’amore. Intorno al tema sono stati scritti interi romanzi. Nel ricordo le parole sfumano e si mutano; in una processo di aggiornamento che soffre la memoria. In certo momenti verrebbe voglia di non ricordare, quando lo stesso ricordo non è addirittura una condanna. Tutto questo, alla fine, è solo frammenti di niente. “Avevi detto dal parrucchiere”. “No! Avevo detto da mia mamma”. “Solo che mammina ha chiamato per cercarti”. Questo è un pallido esempio se lo pensiamo all’interno dei piccoli rapporti interpersonali. Proviamoci e pensiamolo in politica: “io non ho mai affermato che diritti e doveri sono uguali per tutti, non vorrai paragonarmi con una che non si sa ne da dove viene che dove vuole andare”? La più bella è racchiusa in tanti inizi di frasi. Un esempio. Se una persone interviene con “non per essere razzista” è certo non solo che non conosce il significato del termine xenofobia, ma è altrettanto sicuro che si rimangerà tutto e contraddirà anche all’interno della stessa frase. E ne ho conosciuti tanti che sarebbero stati pacifisti ma erano gli altri che li facevano incazzare. Insomma la politica de io la butto giù questa porta se non mi fai entrare. E allora io ricordo di aver votato per l’elezione di alcuni che avevano detto di andarci per rappresentare me. Ci sono andati per mangiare loro. Chi ricorda bene? Non ne sono certo ma troverei strano aver dato loro il voto se mi avessero promesso che ci andavano a mangiare. E potrei portarne di esempi fino alla noia, ma poi si chiamano anche luoghi comuni. Insomma, alla fine, chi aveva iniziato la discussione che mi ha portato a riflettere così sul valore del ricordo? Io, lei? Cosa importa se fuori fa un caldo equatoriale e io comincio a far parte delle categorie a rischio?

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