Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘maestra’

Foto BN di una ragazzinaRicordo ancora tutto come ora. La voglia di vacanze. Il sole che inondava la classe. I giorni lunghi. Gli ultimi sono sempre più lunghi. Quello stupido tema: «Descrivi il tuo amico a quattro zampe». Le mie proteste; mai avuto un animale in casa. La maestra che mi dice: “Usa la fantasia”. Io che cerco di portarla su «La squadra del cuore». Lei ribatte senza pazienza: “Scrivi quello che vuoi. Ora fa silenzio”! Si nasconde dietro il giornale. Il tempo che passa senza che mi venga una idea. Il nervoso che mi prende. Il silenzio che come sempre si fa brusio. Non ci vuole molta fantasia per ricordare il giorno di un tema: alla fine sono tutti uguali. Ricordo solo che ero nel panico. E soprattutto ricordo Eva.
Poi la scuola è finita. Siamo andati al mare e non è stata una bella estate. La pioggia al mare è la cosa più stupida che ci sia. Papà è dovuto tornare in ufficio. La mamma era nervosa come ogni volta che lui se ne deve andare. Al ritorno dalle vacanze mi sentivo importante: andavo alle medie. Non avrei mai pensato di desiderare di tornarci, a scuola. Invece è così. E appena arrivo frugo tra le facce, sono quasi tutte nuove. Soprattutto nessun segno di Eva. Di lei mi resta solo il ricordo di quella mattina. Perché non so perché ma mi sembra ancora che quel giorno non ci sia stato. Eppure mi ricordo le parole come fosse ora. Una per una. Naturalmente è stata lei a cominciare. Io guardavo allarmato il mio foglio bianco che restava bianco.
Credo abbia gli occhi verdi. Insomma un po’ verdi. Lei li alza, gli occhi, e si interrompe, la invidio con crudeltà: “Stai diventando un bel ragazzo”.
Che cazzo di discorso del cazzo è? Non amo le volgarità ma quando ci vuole ci vuole. Cosa vuol dire che sto diventando un bel ragazzo? Sono quello di ieri. Probabilmente quello di domani. E vorrei solo che mi venisse un cazzo di idea. La verità è che sono anche un po’ seccato. Non ce l’ho con lei. Lei che centra? Ce l’ho con tutti: “Si! Anche tu… cioè… insomma… hai scritto qualcosa. Hai un cane? Un gatto? Una cimice? Cavolo ci metto”?
Vedo tutto come ce l’avessi ora davanti agli occhi. Con quegli occhi quasi verdi. Mi fa un sorriso disarmato che mi disarma. E’ come se non avessi parlato. Le faccio segno di parlare più piano. Andrea mi da di gomito e poi tira un foglio appallottolato. Per darle retta mi sporgo di più verso di lei. E’ anche un gesto di precauzione. Ne ho le palle di essere richiamato, e per colpe altrui. Non voglio che mettano ancora di mezzo i miei. Sistemo il vocabolario. Lei non smette di guardarmi. Sembra che aspetti qualcosa. Ma perché tutti non mi lasciano in pace?
Vorresti darmi un bacio”?
Stavo per scivolare dalla sedia. Cosa dovevo dire? Avrei voluto uscire da me per guardare la mia faccia. Dovevo essere buffo. Non sono domande da fare. Non mi era mai stata rivolta quella domanda. E non pensavo mi sarebbe stata rivolta. Da una raga. Ancora ragazzina. Certo non era carina come Caterina che si fa chiamare solo Cate o Catrina. Ma Caterina è sempre stata piena di sé. E lo è ancora. Con le sue arie da principessa. E tutti a farle il filo. E poi Eva era più… come dire? più cresciuta. Anche lei era corteggiata. Ma lei era più semplice. Una come noi; o quasi.
Decisamente era carina. Me ne accorgevo solo allora. Mentre cercavo di riconoscerla. E le sue parole mi rimbombavano in testa. Ci avevo pensato perché ne parla qualche amico, soprattutto mio fratello e i suoi. Certo che avrei voluto. Non che le ragazze… insomma, mica lo so. Credo di aver sbagliato la risposta comunque. Cercando di parlare ancora più piano con il terrore che qualcuno ci potesse sentire. L’insegnante ancora nascosta dietro il giornale che fa solo un “Ssss”!
Qui”?
Deve essere la cosa più stupida che un ragazzo può dire. Probabilmente lo è. Io ci ho il calcio per la testa. Chi non ce l’ha alla mia età. Parliamo di ragazze per darci delle arie. Ma nemmeno noi ci prendiamo sul serio. E’ come parlare dell’altra parte del mondo. E’ farlo di una cosa sconosciuta. So tutta la teoria, certo. Per la pratica ho tutto il futuro. Volevo solo poter finire quel compito. Invece nemmeno riuscivo a iniziarlo. E mi venivano in testa le foto delle donne guardate di nascosto su quelle riviste. “No, stupido, al bagno. Vado io. Non farmi aspettare”.
Inutile continuare a torturarsi perché proprio a me. Tutta l’estate mi è salita alla testa. Un caldo da sudare. Ho deciso tre volte di andare e quattro di non andarci. Poi ho alzato la mano. Avevo paura che mi dicesse che dovevo aspettare che rientrasse la compagna. Forse era veramente interessante quello che stava leggendo. I grandi sono diversi altrimenti non sarebbero i grandi. Sembra mia madre anche se mia mamma non è insegnante. Ha anche gli occhiali simili.
Cercavo di stare calmo per il corridoio. Proprio non sapevo che fare. Non che oggi lo sappia. Sarebbe lo stesso. Certo che le donne mica le devono capire queste cose. Avevo solo confusione. E il sospetto che dietro ci fosse uno scherzo. Invece lei mi stava aspettando veramente. Mi chiama con un “Psss”! da dietro la porta. E’ nel bagno dei maschietti. Tiro un sospiro di sollievo. Alle strette posso dire che è colpa sua. Penso se ci scoprono. Sono in panico. Lei ci chiude dentro. Sorride, tranquilla. Protende la labbra verso di me. Le scocco un bacio rumorante sulla guancia. Non c’era bisogno di mostrare tanta divertita meraviglia. Non c’era bisogno di chiederlo. Certo che era il mio primo bacio. La prima volta che baciavo una ragazza. E forse sono anche diventato tutto rosso.
Lascia stare, ti faccio vedere io. Tu chiudi gli occhi e stai fermo”.
L’ho lasciata naturalmente fare. Ho chiuso gli occhi come aveva detto lei. Ho Sentito le sue labbra appiccicarsi alle mie. Le ho sentite premere contro le mie. E poi un gusto strano. La sua lingua che mi fruga. Che cerca la mia. Che ci gioca. Avevo visto mio fratello farlo. E poi andarlo a raccontare. A vantarsi. Nemmeno avevo capito di cosa. Non è che parliamo molto tra noi. Insomma… tra il vedere e il fare c’è una bella differenza. Io non me l’ero nemmeno mai immaginato. E tutto è durato solo un attimo. Poi mi ha chiesto se mi era piaciuto. Le ho risposto di sì per farla contenta. Credo che si aspettasse solo quella risposta.
Tra i miei nuovi e vecchi compagni c’è Caterina. Con il solito codazzo di inutili ammiratori. Ma nessuna traccia di Eva. Devo ancora decidermi se mi è piaciuto. E’ stato solo strano. Penso che dovrebbe farmi schifo. Non so niente. Ricordo anche come lei rideva guardandomi: “Diventerai bravissimo a baciare”. E mi è rimasta la curiosità: vorrei chiederle se le è piaciuto e perché. A me ancora non so. Non so nemmeno se ci vorrei riprovare. Ma mi piacerebbe trovarla. Non so bene perché. Incontrarla. Dirle un ciao. Quella volta dopo siamo tornati di corsa in classe. Qualcuno sorrideva e qualcuno sghignazzava guardandoci. Non so cosa avessero. Forse avevano capito. Forse sentito. Forse immaginato. Alla fine quel compito è stato un vero disastro. Solo l’ultimo dei disastri. Ho rischiato grosso. Mia mamma mi ha torchiato per tutta la vacanza. E io continuo a pensare a Eva e non so perché.

Read Full Post »