Di Dylan Thomas, tempo fa, ne parlava una amica di blog. Ammetto di aver scoperto molto ingenuamente il poeta gallese (Swansea, 27 ottobre 1914 – New York, 9 novembre 1953) per amore di Bob Dylan e grazie alla mia curiosità. E’ così che allora mi sono avvicinato alla sua poesia e al suo mondo. Era un mondo così lontano infondo, eppure così prossimo. Io, attraversando quella generazione, sono invecchiato; allora non mi ponevo il problema. Succedeva a quell’età. Non so se succede ancora a chi ha quell’età che avevo allora. Ero di una generazione che attraversava la vita correndo e che la voleva consumare. Avevo una ragazza che teneva una lametta nel comodino. Una generazione che aveva il timore di invecchiare, e si era vecchi a quarant’anni. Lui sembrava appartenere, di diritto, a quel mondo, il mondo del rock, di Woodstock; ma non era, allora, più l’alcool il mezzo per evadere, per cercare un altro io; e tutto questo c’entra poco col poeta e con questo post.
Al gallese Dylan Thomas, spesso considerato irlandese, in seguito, mi sono anche riferito per alcune sceneggiature che naturalmente non hanno avuto seguito. La realtà è che non sono mai stato abbastanza interessato. Comunque lui è rimasto un compagno di viaggio; di quel viaggio. Le sue “meticolose” poesie, su cui ho avuto modo di tornare regolarmente, mi riportano sempre a quelle emozioni forti di quei giorni.
Attraverso i link che ho inserito in questo post potete rintracciare notizie sul poeta e non credo di poter, e dover, aggiungere molto se non lasciare spazio alla sua poesia. Odio, inoltre, riproporre in rete cose della rete; che nella rete si possono rintracciare. Nella rete scopro che il poeta, oggi avrebbe 94 anni, si è iscritto in FaceBook; anche lui temerariamente sotto l’occhio del “grande fratello”. Sono i misteri della rete e di questo “nuovo mondo”. I morti tornano in vita per chattare con noi. Sarei curioso di sapere se è tornato con la stessa fretta, ma resisto a tale curiosità.
Visione e preghiera
I.
Chi
Sei tu
Che nasci
Nella stanza accanto
Alla mia con tanto clamore
Che io posso udire l’aprirsi
Del ventre e nel buio trascorrere
Sopra lo spirito e il tonfo del figlio
Dietro il muro sottile come un osso di scricciolo?
Nella stanza sanguinante della nascita
Ignoto al bruciare e al girare del tempo
E all’impronta del cuore dell’uomo
Nessun battesimo s’inchina
Ma il buio solamente
A benedire
Il barbaro
Bimbo¹.
1] da Dylan Thomas: Poesie – Einaudi