Tempi difficili questi. Tempi di grandi egoismi. Tempi duri in cui ognuno pensa al proprio naso. La fine del secolo breve. La fine dei partiti di massa. La fine delle ideologie. La fine dell’uomo politico. La crisi del sociale. La crisi del nostro modello di sviluppo. Un sacco di fine. E un uomo senza umanità. Dicevamo… tempi difficili se gli economisti si occupano di felicità. Sarà perché in economia si vede brutta e non sanno più che pesci pigliare. Certo è… no! non vi è nulla di certo. La memoria popolare sostiene che i soldi non la danno, la felicità. Forse è vero, ma forse è altrettanto vero che la fame e la miseria non rendono certo più semplice il tentativo di raggiungerla. E poi la memoria popolare ha tutto per ogni occasione.
Debbo ammettere che intorno a me si sostiene che io sia persona col cuore grande e il carattere di merda. Questo ritratto potrei averlo disegnato io stesso e mi va bene. Ci sono momenti, per quanto rari, in cui riesco a piacermi. Allora sulle tracce dell’amicizia debbo ammettere che qui si incontrano persone che non si sono mai viste, a volte distanti per quasi tutto (non solo per una questione di spazio), e che con la massima approssimazione non incontrerò mai. E’ una leggerezza usare le parole dell’amicizia con questi sconosciuti? A pensarci, se hanno letto tutto, e hanno letto con attenzione, in mezzo a tante parole ci sono anche le poche, quelle importanti. Se quelle persone si fossero fatte attenti lettori avrebbero potuto sapere di me molto più che persone che conosco da anni e anche da decenni. In qualsiasi rapporto ti devi saper dare, offrire, abbandonare, fidare, metterti in gioco.
Certo che però la vicinanza da forza al rapporto. Niente di meglio che stare tranquillamente a parlare. Niente di meglio, parlando serenamente, di un bicchiere di porto fresco; ma l’amico, nell’occasione, è anche astemio. C’è, tra noi, quella chimica che fa sentire bene con l’altra persona. Ci sono cose che sembrano uscire da un’unica bocca. Il piacere di scambiarci un sorriso. Disponibilità. Insomma quella stretta vicinanza. La capacità di soffrire le preoccupazioni dell’altro. Ma mi accorgo che c’è anche, allo stesso tempo, qualcosa di impalpabile che me lo fa sentire guardingo. Tutto ci unisce, ci rende simili, ci permette di cercarci e provare quella sorta di, cosiddetto piccolo, amore. Ma una piccola sensazione, che pare correre sotto la pelle, rende diffidenti. Sembra creare difficoltà a gesti semplici. E’ in quella sottile linea di confine che trasforma i silenzi da momenti rilassati a momenti di piccolo imbarazzo. Forse mi ero distratto. Forse non ci avevo mai prestato la stessa attenzione. Quando conosci perfettamente una persona c’è ancora tutto un universo di lei da scoprire.
Per me il post poteva chiudersi nel solo titolo. Risparmiarsi le parole che si compiacciono di sé stesse. In confuso dilungarsi. Infondo non è successo altro: tra una parola e l’altra, ognuna garbata, ognuna gentile, parole che tracimano in quel sorriso, ma nel suo chinarsi, involontariamente, senza malizia alcuna, ma con un sottile senso di colpa da parte mia, scopro che l’amico ha le tette. Non grandi e grosse tette ma semplicemente due, quelle che si merita. Si! lo sapevo. Certo che lo sapevo. Cioè no! E’ che nel momento l’occhio non vorrebbe soffermarvisi, è una questione di rispetto. Mi sento un ladro. Nemmeno io so quali sensazioni sono in gioco. L’occhio che fugge torna. Per un attimo, ma solo un attimo, il mio parlare si fa distratto. Non sono poi tante ma, debbo ammetterlo, sono belle. E, invero, nemmeno così poche.
Sarà perché l’estate tarda a declinare, sarà perché io sono io, sarà perché c’è sempre un giorno dopo, ma questo non rende certo le cose più semplici. Ribadisco che: non che non me ne fossi, in precedenza, accorto, è che era solo un amico. Non sono così distratto. C’era quel sentimento in cui vedi le cose come le vorresti vedere. C’era l’attenzione per il rapporto e la distrazione per ciò che lo circonda, per il resto. C’era, assieme al fascino della voce, il piacere per quello che diceva. C’era quel filo sottile, non descrivibile, che sintonizza le persone in quel meraviglioso viaggio ch’è, appunto, l’amicizia; in realtà tutti i rapporti con l’altro. Niente vale di più, ma spesso le cose non le capisci prima ma solo dopo. E nemmeno è del tutto certo, nemmeno per quel dopo. Ci lusinga semplicemente abbandonarci a pensieri a ritroso e supposizioni.
Io riesco ad essere un uomo senza frette e allo stesso tempo impaziente. Prendo sempre un caffè alle dieci e mezza in punto. Ceno guardando il telegiornale. Mi incontro con i soliti amici al solito bar. E’ solo per dare almeno questo piccolo segnale di ordine nel mio grande disordine. Naturalmente queste divagazioni non hanno un soggetto reale e non si riferiscono ad un persona in carne ed ossa (ma solo tette) o a fatti accaduti. Naturalmente queste riflessioni sono di puro divertimento. Naturalmente queste riflessioni sono solo parte – forse la partenza – di un viaggio attraverso l’ignoto universo, pieno di sfumature, dei rapporti tra soggetti e dell’intercorrere, tra gli stessi, dei sentimenti che trasfigurano i volti e le cose. Naturalmente è anche questo che rende la vita un meraviglioso e affascinante gioco.
Naturalmente tutto questo non crea alcun problema. Solo che ne sono rimasto sorpreso. Sorpreso e confuso. Che per un attimo mi sono lasciato distrarre; da quel fascino. Ma per estrema tranquillità ho risolto qualsiasi possibilità di fraintendimento: ho chiesto aiuto al veterinario che aveva già provveduto a castrare il mio gatto. E ora sono tranquillo, ma non so se ho fatto la scelta giusta.
Archive for 11 ottobre 2008
Un amico con le tette
Posted in varie&eventuali, tagged amica, amicizia, blog, dialogo, distrazione, mettersi in gioco, mistero, relazione, sentimenti, tempi duri on 11 ottobre 2008| 9 Comments »