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Posts Tagged ‘meccanico’

La pagina di aprile di un calendarioSe qualche ora vi sembra troppo provateci voi a starvene con le balle per aria quattro giorni al mare. E mentre c’è il giro d’Italia. C’è poco da fare, non lo sopporto più il mare. Un trasloco in piena regola. La ragazzina che frigna per tutto il viaggio. Odore di caldo e di gomma bruciata. L’estate improvvisa che poi va e viene. La sabbia che s’infila dappertutto e non si riesce nemmeno a leggere in pace la rosa. Quelli che prendono sul serio persino la partita di pallavolo. Una pozza d’acqua piatta che non finisce fatta di piscia e i soliti protagonisti. Ormai ci si conosce tutti e col tempo le facce mica migliorano. Nel fondo della scena, distante, una petroliera. Svanisce nell’orizzonte, la petroliera. Si scioglie contro il cielo. E ho dimenticato pure la schiuma da barba. E già mi manca Irene, la mia amica di chat. Con lei ne diciamo tante. Non sa proprio dove stia il pudore. Mi sa che le cose cercano di avvertire le persone. Cosa possono farci se quelle non le ascoltano?
Inutile mentirselo, a volte ho proprio pensieri fighi. Non so come mi vengono, ma mi vengono così. Anche mentre sto pensando ad altro. E d’altronde se non mi nascondo nella testa, io che ce l’ho, come farei a fuggire da questa noia. La cosa più emozionante è infilare la cicca nella sabbia. Io che cerco l’ombra e lei assetata di sole. Che poi ho sentito che non fa nemmeno bene. Le donne ne hanno proprio la smania. Marta con la sua mania dell’abbronzature e le sue creme. Odio anche spalmarle la crema che mi restano tutte le mani unte. E se cerco un po’ di gentilezza rischio che mi manda. Certo che a guardarsi in giro c’è anche un bel vedere, capita, e mi tocca guardare, caspita, e non guardare per non sentirla brontolare “Ma cosa guardi”? Certo che il mare era un’altra cosa una volta; senza la carceriera. Erano uno spasso le nostre gare di rutti. La sera era patatine fritte, wurstel e disco. E più di qualche drink. Il bagno di notte. E’ emozionate è mare sporcato di luna. Le avventure col pattino. Nelle cabine vuote. Ma forse anch’io ero un altro allora.
E poi diciamola tutta, era anche allora così bello solo nei racconti. Va bene per quelli a cui piace leggere. Ai pigri e agli sfaccendati. Per togliersi i bambini dai coglioni. Quelli, i bambini, al mare ci sguazzano. Sembra che la sabbia gli faccia sesso. Persino se la mangiano, la sabbia. A me manca la briscola. E Gualtiero e Ribecco. Insomma, gli amici. E’ stata utile solo per rimandare quei lavoretti che doveva fare in casa. Lavoro da uomini, li chiama Marta. Quali sono quelli da donne? Stronzate. E’ che da nessuna parte te ne vai. E’ come se rimanessi sempre allo stesso posto. Come se fosse questo stupido mare a raggiungerti in casa. Luana è sui manifesti ma anche lì sembra tale e quale quella Mariarosa. Perché i colpi di culo capitano solo agli altri? Invece dell’originale per la mia officina ci passa la copia e non è la stessa cosa. Non dico che… ma già il nome. E arriva con colpevole ritardo; inopportuno. Che a ben vedere s’è mai vista una donna puntuale? Marta è sempre stata in ritardo persino con le sue cose. Ogni mese un’ansia. Solo al matrimonio era là, prima che aprissero la porta, impaziente. Questa è un’altra di quelle cose che ti dovrebbero far pensare.
E poi da dove vengono questi barboni di negri? dal mare. Almeno si lavassero, bisognerebbe asfaltarlo. Potrei proporlo. Nel lettino nuoto già nella pozza del mio sudore. Ma è giusto fare agosto che non è ancora giugno? Meglio stendersi sulla sabbia. Sento come un buco alla pancia. Mi volto e cerco di rilassarmi. Quella bionda se la tira un po’ troppo, ma non è per niente male. Eccone un altro con le collanine. Aspetto che lei si giri. S’è accorta, la troia, che me la sto a guardare. A rimirare. Con questo mia fare indifferente. Sono un artista. E mi fa aspettare e penare. E poi si gira apposta per farmele ammirare. Cioè si alza ma solo un po’. Quelle dondolano dolcemente. Ne ha un paio belle sode proprio da competizione. Lo dico sempre a Marta perché non lo togli ma in fondo preferisco guardare quelle delle altre. Rubare l’immagine, come mi piace dire. Tanto le sue le conosco già e fin troppo bene. Magari non così troppo che non è mai abbastanza, ma lei è mia moglie. E se ci penso è anche meglio che me le guardi solo io. Che quando le guardo, come alla bionda, ma a lei le debbo solo sbirciare, mica solo le guardo. Se ne avessi io un paio del genere saprei che farne.
Devo girarmi ancora sulla sabbia calda e cercare di distrarmi perché altrimenti mi partono le fantasie. E lo pezzente non vuole togliersi dalle balle. Ma cos’hanno al posto del cervello ‘sti stronzi colorati? Non puoi startene in pace nemmeno qui. Insistenti come ai semafori. Non demordono nemmeno se li mandi insieme alla mamma. Avrei io qualche idea su come fare. Finisce che mi toglie il gusto per la bionda. Perché così mi distrae. E mi fa ombra; il maledetto. Perché Luana sarà anche la mia calendarietta preferita, ma in fondo quando sono vere è meglio. La ciccia è bella quand’è ciccia, mica li capisco gli stupidi che sanno apprezzare solo se sono stampate o in tele. Che nelle foto mi sistemano come vogliono. Le truccano e son tutte dive. Gli mettono i cerotti e gliele tirano su. Io le so queste cose. Poi le vedi… Mi alzo e le dico che vado a prendermi un chinotto, il sapore salato del mare mi fa sete e questo è proprio vero, intanto le passo vicino e quella sorride.
Aspetto un po’, anche troppo per i miei gusti, ma la bionda non si fa vedere. Il chinotto ha la stessa temperatura del tè e lo stesso gusto di quella piscia. E io ho di nuova la stessa bocca di merda. Mi viene su anche la parmigiana. Forse anche quella Luana è di Parma. Me la vedo come una di Parma. Da tortellini e dammi qua bel maschione. Una che con le tette ti fa toccare il paradiso. E lei le ha giuste per farti sbiellare. Mica ha bisogno dei cerotti, si vede. Il posto più giusto nella spiaggia è in prossimità delle docce. Con la scusa di sciacquarsi dalla sabbia e dal sudore le donne ti fanno vedere e non vedere. E’ il più bel vedere. Fanno le contorsioni per mostrarsi. E mostrano quello che vogliono. Poi, vigliacche te lo nascondono. Sonno come farti penare, e soffrire. Sanno che l’uomo così desidera anche di più. E’ sempre il frutto più in alto dei rami. Sono fatte così le donne, gli piace farsi guardare. Fare andar via di testa gli uomini. E sanno l’arte del fingere di non volerlo fare. E’ una questione di allenamento, l’hanno affinato in tutti questi secoli. Sono delle gran porche, le donne.
Certo però che la donna è una gran bella invenzione. Beh! non tutte ma abbastanza. Perché è anche vero che la carne è carne, ma qualcuna farebbe anche meglio a starsene a casa. Perché la spiaggia non mente. Anche la carne mica è tutta uguale, c’è il filetto e la trippa. Magari potrebbe scegliere la montagna che quella, alla sua età, ha poco da mostrare e quello è proprio scadente. Ma aspetto la seconda della fila. Ha occhi che ti guardano diritto dentro al costume. Con quella scusa si infila la mano sotto la coppa a insaponarsi la tetta. E’ lascivia pura, meglio che in quei film. Ché l’ultimo che mi ha passato Lorenzo era una vera fregata. Si vede quasi di meglio alla televisione. Soprattutto dopo la mezzanotte. Lei invece, la bagnante, anzi la docciante, è una vera figata. Piccolina è piccolina ma ha ogni cosa al posto giusto. E come si lava con cura dentro le mutandine. Non dovessi tornare me ne resterei qui in eterno, ma… ancora un altro po’. Qui va a finire che mi scappa un solitario e devo andarmene in cabina.
E la piccolina ammicca, forse s’è accorta che ho del movimento nel costume. Gira la testa. Fa la sdegnata. Sono così le donne. So che le dà gusto, ma deve fare quella faccia. Secondo me è una grande porcona. Ma perché le avventure al mare capitano solo agli altri. Fingo anch’io l’indifferenza e quella è già andata. Non la vedo più. Magari è tornata dal marito. E il cornuto se ne stava tranquillo a scottarsi al sole. Una così è meglio non mandarla in giro da sola. Almeno farla accompagnare dai carabinieri. Ma poi anche quelli dell’arma ce l’hanno nei pantaloni. Non c’è verso di stare tranquillo con una così. Se non li hai sei sicuro che prima o poi arriveranno. Come in quel film con le autostoppiste. Ma se una è bella è bella; non c’è niente da fare. E la bellezza è sintomo di porcaggine.
Per quanto guardi intorno… sparita. Magari era venuta con l’amico, o con un marito, o con chi cazzo vuole. Anche questa è una cosa di cattivo gusto: le donne al mare ci dovrebbero venire da sole. E in età da mare. Certo che allora sì che venire al mare sarebbe una completa goduria. Ma senza la Marta. Perché per quanto ha le sue parole crociate quella è sempre lì che controlla. Non posso nemmeno rifarmi gli occhi. Sono strane e stronze, le donne. Hanno la mania di questo è mio e quello è tuo. Poi se la fanno col prima. E’ tutto suo, delle donne, e loro sono di tutti. Certo Marta non è così, ma è raro trovarne. Che poi io quasi quasi la preferirei colà, che mi lasciasse un po’ di respiro. Magari i manifesti dicono che la Luana è in qualche locale. Se Marta mi lasciasse un po’ di spazio ci andrei di corsa. Ma al mare come faccio a trovare una scusa per tagliare, e lasciarla da solo in camper. Lei e la mostriciattola.
E poi ormai è iniziata la mia personale classifica. Il mare non ti dà altro. Non mi possono togliere anche questo. Due se ne vanno per mano vicino riva. Senza pudore. Come una coppia vera. Gli uomini hanno sempre fantasia per le lesbiche. E’ il segno di quello che non puoi. Ma magari piacerebbe anche a loro. Come possono dirlo? Bisognerebbe farglielo provare. Do un punteggio ad ognuna e conto su quella con il costume nero. E’ molto alta. E’ veramente striminzito, il due pezzi. Tanto vale starsene senza. Mi sembrerebbe un consiglio ragionevole. Che le si infila da per tutto. Sono sicuro che sarà lei ad essere eletta la miss doccia del giorno. So ben io cosa ci farei. Ho pensato: è meglio che me ne torni. Rischio di fare un macello. Certo che troverei da fare bene, ma con moglie al seguito si deve rinunciare a tutto. Meglio starsene a casa. Non le ho nemmeno chiesto se voleva che le portassi qualcosa. Che vada a farsi fottere. E’ lei la causa di tutte le mie disgrazie. Lo sapevo, non mi dovevo sposare. Io sono fatto per stare libero. Per una volta e via. Non sarà mica un caso se hanno pensato di chiamarmi Romeo. Ma Marta è Marta, è una donna, è solo una moglie, non ha fantasia. Io a volte c’è le avrei anche delle fantasie… poi mi trovo di fronte lei. E mi passano. A chi non passerebbero con una che ti chiama Ciccio? Mi sa che faccio meglio a passare per l’edicola. Così vedo chi è la star di questo mese. Ma io resterò sempre fedele alla mia Luana.

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La pagina di aprile di un calendarioQuesta è una storia non storia. Come un calendario senza giorni. E a proposito di giorni vorrei parlare di quei giorni. Ci sono giorni in cui tenersi alla larga è questione di sopravvivenza. Ci sono giorni in cui meglio “salvasela la vita”.
Uno di questi giorni è quando Marta fa le valigie. Che io mica la capisco tanta tensione per un weekend di pasqua al mare. Che neanche per un trasloco e invece sono solo quattro giorni al mare.
Si sa come sono le donne: quando c’è un viaggio da fare, e una valigia da preparare, diventano intrattabili. E’ fisiologico; una legge naturale. E poi per le donne il tempo è un valore relativo, che non è. Quattro giorni e tutta la vita sembrano durare lo stesso.
Quando ho finito di sacramentare io, che non amo farmi massacrare, prendo la porta e taglio. Per fortuna riesco sempre a trovare una scusa. Per fortuna lei se le beve facilmente anche se un po’ borbotta e la cosa non potrà durare all’infinito.
Stavolta le ho raccontato che avevo da fare con una miss che aveva sbiellato. Allo stesso prezzo ho esagerato e le ho parlato di una carrozzeria rosso fiammante metallizzata. Come mi vengono certe idee? Fosse stata una utilitaria sarebbe valsa lo stesso, ma avrei fatto una figura meschina. Con rischio che s’inventasse che una così poteva aspettare.
Comunque non fanno più le macchine di una volta. Quelle di oggi muoiono prima ancora di ammalarsi, o le cambi perché sono anche dure a morire. Pare non abbiano più né bielle né pistoni. E quando faranno quelle elettriche chissà cosa ci metteranno dentro. Pasta di grano duro? Vogliono la morte di tutti noi meccanici. E nemmeno si capisce se la colpa è dei sindacati o delle fabbriche o della congiunzione astrale. “Che dio se li pigli”!
Sono passato prima da Dario che è di strada. Mi son fatto uno spritz e due parole, poi sono andato da me. Così mi sono chiuso dentro tranquillo. Ho buttato un occhio alle bolle e le fatture. Aspettare aiuta la creatività. Poi mi son messo tranquillo tutto per la Luana del mese. Aprile, dolce dormire, ma con lei a tutto puoi pensare tranne a quello. Se c’è una cosa che mi fa impazzire sono le donne.
Io e lei da soli; finalmente. Lei mica ha pudore se ci sono. Io lì a guardala emozionato. Lei lì a guardarmi. A sorridermi. Ad ammiccare proprio a me. Una intesa perfetta. Sono costretto persino, in qualche attimo, a pensare ad altro. Alla fine mi ci vuole la sigaretta e non sarebbe male nemmeno un caffè. Magari dopo. Tornando.
Certo che farlo con la Luana è tutta un’altra storia. Anche se lei resta lì impassibile attaccata al muro. Ché è di quelle fortunate. Quando una nasce con un nome così fa prima a diventare famosa. Se non è culo quello; beh! a proposito di quello non ne ho mai visto uno di simile; nemmeno in certi mesi di agosto. Nemmeno in quelli dell’edizione americana. Che nemmeno la Pamela dei tempi d’oro.
A me solo il nome Luana mi fa impazzire. E venire le voglie. Mi mette le bave. Che a volte ci penso alla Luana quando sono con Marta e ci riesce meglio. Ma mica glielo dico.
Insomma fatto quello che dovevo fare e letta la gazzetta metto un po’ apposto che non è ancora ora. Ho fatto una previsione di ore quattro, ma è meglio un cinino abbondare che se la trovo ancora coi preparativi è stato tutto inutile. O anche mi vada bene mi mette a stare dietro alla piccolina. E quella tutto sa fare tranne che stare ferma. Che ascoltare.
Ho fatto tutto con tanta calma che rischio di essere in ritardo. Prima di tornare mi sporco le mani d’olio perché si sa mai, comincia come un sospetto, magari un’amica che ti mette una pulce in un orecchio, e non si sa dove va a finire. Se dovessi ascoltare i pettegolezzi cosa sarei andato a immaginare a proposito di Adalberto.
Sono sulla porta e si ferma una nuova fiammante. Scende una che è sputata e … insomma uguale alla mia Luana. Gira intorno alla macchina e mi potrebbe anche girare la testata. Le ho anche chiesto: “Ma lei come Ti chiami”? E non ci volevo credere quando mi ha detto Mariarosa. Ché un nome che non lo vorrebbe nemmeno una cameriera di un autogrill. Eppure giuro che parevano la stessa cosa. Anche gli stessi minishort, o come diavolo si scrivono, che aveva il mese scorso e ci aveva anche le sue belle allegre guanciotte bene in mostra, e le stesse gambe lunghe. Ma sono stato chiaro: “Se vuole le faccio benzina, ma sto chiudendo.” ché ormai andavo di fretta.
Lei, con quello stesso sorriso di dicembre e che mi fa dare di matto, e un dito tra le labbra, mi ha chiesto “Con quale pompa”? Nessuna si è mai potuta lamentare di Romeo, ma nemmeno io sono fatto d’acciaio. E poi che me lo dicesse chiaro. L’ho mandata alla quattro. Anche avesse voluto non ne avevo proprio più, anche fosse stata veramente la Luana. Ma doveva arrivare appena ero arrivato. Prima che mi lasciassi stregare dagli occhi che la vera Luana mi faceva da aprile. Ché sono fiacco come lo straccio che passo sui parabrezza.
Così mi dico “Romeo… Romeo… ma cosa ci fai tu alle donne”? Che mi piace anche di più quando me lo dicono anche al bar. Ma magari lei voleva veramente solo che le guardassi le candele. Certo che le gambe, e poi tutto il quanto, era un più bello guardare. E poi uno è uomo perché è uomo. E se c’è da guardare io guardo. Che male faccio? E se serve pure commento. Nessuna se n’è mai avuta a male. S’è potuta lagnare.
Mi sa che anche lei sta andando al mare. Peccato che sia solo arrivata dopo, troppo tardi. Ché Romeo è come Toscanini, non concede il bis. Una volta forse, ma comunque dopo un chinotto e almeno due ore di pausa. Per ricaricare la batteria. Tranne che non sia ubriaco e non poco. Ché me ne devo bere tanto. Solo che poi, il giorno dopo, sono pieno d’acidità nello stomaco, ho un cerchio alla testa e, quel ch’è peggio, non mi ricordo un fico. Lo so perché me l’hanno detto e mi sono trovato lì tutto arrossato.
Meglio non pensarci più ché le ombre si stanno facendo lunghe. Prendo la motoretta e vado. Ci vediamo.

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