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Archive for 13 marzo 2009

Caro Mirco B
bustaGuardo il giorno fuori dalla finestra, qui, distante; il giorno che avanza in questo mese mutevole, dove l’unica cosa certa è l’incerto. La pigrizia, che ha il gusto del caffè, strazia e trattiene il cominciare. E’ questo un motore immenso e complesso che fatica ad avviarsi, ma questo lo sai. Resta quel gioco dei giorni che si costringe in questo rincorrerci per non trovarci mai. Povere cose infondo le nostre, tanto varrebbe, come suggerisci, non farne caso. Ne abbiamo viste. Sappiamo ormai che tutto procede per quanto noi facciamo; che tutto procede ad ogni modo; non lo potremmo cambiare. Quello che siamo perde di importanza perché non sappiamo quello che siamo, e, con fatica, in quei luoghi non ti riconosco. Allora quella fatica diventa il parlare. Diventa la diacronia delle parole e dei fatti; piccoli fatti, frammenti, puttanaggini. E sono quei frammenti… In verità non so continuare.
Vorrei per una volta poter dire le parole che vorresti sentire. Vecchio, testardo, romantico; non le so dire. Non posseggo quelle parole. Sono sconfitto e disarmato. Non ho mai avuto quello di circostanza; quello che si adatta ed adegua. La pelle da camaleonte che accorda le note stonate. Ciò non è nel mio essere, nei miei atti. Per quanto possa provare. Sono invecchiato, nel bel mezzo di rodomontate, temendo la fola; tutto ciò che evanescente distacca dalla realtà per renderla a nostra immagine, potabile. Cosa resta se non nell’essere noi stessi? povere abitudini.
Ma perché poi soffermarci ancora. Le parole le scrivono i fatti. Fosse non così nemmeno staremmo a parlarne. Nessuno ricorderebbe perché tutti saprebbero; avrebbero cura di farlo, lo terrebbero a mente. Fosse non così non avrei altre risposte. Sbraneremmo, a morsi, semplicemente la pizza.
Cordialmente
Michele

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