Come diceva quel saggio: “Posso spiegarti ma non posso capire per te”, allo stesso modo è difficile credere per chi non crede. Di creduloni ce ne son fin troppi e poi prestano credito alle cose più banali e infime. Qui stiamo parlando della grande Storia. Della vera Storia. Gli eventi sono quelli da cui tutti noi veniamo. Parola di un signore.
Riprendiamo la narrazione. Lui era andato perché doveva andare. C’era quella storia con Abimelek. Abramo non aveva detto una bugia, ma nemmeno la verità. E Sara era Sara. Temeva che potesse combinare un immane casino. Come quella Elena. Ma quella era un’altra storia. La loro storia. E a raccontare quella se l’era sbrigata velocemente. Se la sbrigassero tra loro. Era stata solo una stupida disputa. Su chi era più dio. Loro altro non erano che dei. Un po’ presuntuosi ma sempre dei. Pieni di vizi e poveri di virtù. Più simili agli uomini. E a uomini d’arme. D’arme e d’avventura. Sempre preda dei loro istinti. Solo un poeta cieco poteva perdere tanto a raccontare così povere gesta.
Una guerra. Un viaggio. Aveva già raccontato tutto lui, il poeta, l’aedo, il lirico. Lui, cioè loro, non aveva avuto bisogno del caos. Né di cori. Lui il mondo l’aveva creato per davvero. E dal niente. Senza indovini e oracoli e altri illusionismi. Tutta fatica del suo sacco. Lui non aveva bisogno di guerra. Se la vedeva da solo; era o non era un pacifista? Il primo. Bastava e avanzava l’ira divina per sistemarli. Un richiamo con voce tonante. Magari anche una cacciata. Un’onda un po’ più alta. Un’ordalia. Insomma quelle cose lì. E niente giochi. Niente finti cavalli. Niente maghe dagli occhi affascinanti. Gli sembrava tutto un gran bel romanzo. Con un linguaggio un po’ superato, passatista. Nient’altro che un romanzo. Quasi di cappa e spada. E che assurdità di quella città non lasciare traccia. Quasi a provocare chi ha il gusto dell’antico. Dal suo punto di vista era solo preistoria. Intanto tanto per essere precisi si sta parlando del 1850 a.C., ma ancora non si sapeva, per via di quel prima, o circa.
Avrebbe voluto tanto lasciare che se la sbrigassero. Ma non poteva certo fingere di non vedere. Così era andato suo malgrado. E fortuna che quello l’aveva presa bene. Ora non avrebbe accettato nessuna malalingua. «Non temere, Abramo. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande». Era vero che Abramo era ormai vecchio. Che erano sposati da tanto di quel tempo che non facevano più ormai caso uno all’altra. Si passavano accanto, si sfioravano, e nemmeno si vedevano. Nemmeno ne faceva mistero. Esattamente non facevano più caso uno all’altra. Ma quell’altra avrebbe anche voluto, voluto e sperato, forse, che facesse ancora caso. O forse no. Forse solo voluto. Il povero vecchio non era del tutto arzillo. Almeno in quei giorni. E tanti viaggi non gli giovavano. Gli mettevano fiacchezza. Era sempre a lagnarsi. Sempre in compagnia di qualche dolorino. Tutto ciò era vero, parola di dio. Ed era altrettanto vero che Lui, come promesso, era andato a visitarla, cioè a visitarli. E Lei, quella donna, cioè Sara, non aveva nulla da ridere. Insomma loro niente, poi, dopo la sua visita, Sara aveva scoperto di aspettarlo. Quel benedetto figlio. Non c’era nessuna attinenza. Solo un caso. Il frutto della sua promessa. Niente di più. Lui non c’entrava, non almeno direttamente, con quella nascita. Che dicessero quello che volevano. Un miracolo è solo un miracolo. I soliti scettici. Anzi che si imparassero a tacerselo.
Ché Abramo non era uno che ci pensava due volte. Gli dicevi una cosa e lui già l’aveva fatta. Non un cuor di leone, ma anche un fifone può trovare il suo attimo di coraggio. E Lui aveva grandi progetti su quel vecchio. E in quel momento doveva preoccuparsi di tenerlo vivo. E magari con un po’ di dignità. Che se ne sarebbe stato di uno così con un sospetto. Che poi se Sara non era certo un esempio nemmeno era peggio di tante altre. Le fosse mancata la virtù si sarebbe confusa con i più. Così aveva deciso. Che continuassero a ridere. E raccontare dei tre pellegrini. Che era stato solo lui ad essere imprevidente. Quando si ha moglie meglio tenerla da conto.
La verità forse era diversa. Gli aveva detto, lo aveva detto a lui, di prendere di tutto da tre. una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un piccione. Non era sceso nei particolari dei tre pellegrini. Lui li aveva accolti davanti alla sua tenda. Lui era stato ospitale come si doveva. Anche troppo. E aveva sacrificato il vitello migliore. Nemmeno quando gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie»? si domandò perché chiedessero subito di lei. Lui lo aveva pure in qualche modo avvertito e quello si era addormentato. Valli a capire i vecchi, a volte troppo sospettosi, altre troppo fiduciosi. Mentre quelli contemplavano Sodoma lui, vecchio, dormiva della grande. Sarebbe potuto finire il mondo. Forse quello era il segno di Dio ma Lui stesso non ne era certo. E dopo quei tre partirono per andare verso la città. Insomma questi erano i fatti. E Lui voleva essere certo di cosa succedeva in quelle città. Aveva chiesto loro di essere i suoi stessi occhi. Nient’altro. Ne era certo. E il vecchio avrebbe dovuto solo essere contento. E soddisfatto, e orgoglioso. Uscito di quel sonno profondo. Ma il vecchio non lo era completamente. Almeno non lo fu quando seppe che sarebbe diventato padre e popolo quando aveva l’età per essere nonno. Ma Lei sogghignava sotto i baffi pur non avendoli. E Sara, con la acca o no finale poco importa, pareva aver ritrovato il buonumore. Eppure aveva la sensazione che la calma fosse solo apparente. Abramo se ne stava buono e in disparte privo delle forze che da tempo non aveva. E Lui era preoccupato di quello che gli avrebbero raccontato da quelle città. Se ne dicevano tante e le più diverse. Nessuna di buona. Nel bene e nel male si sarebbero ricordati tutti di quelle due città. Sebbene Lui fosse clemente non ne poteva più di tanto clamore. Cercava certezza di quello che già sapeva, perché il Signore è onnisciente.
Comunque inviò anche due angeli per avere ancora altre certezze. Lui sapeva che Lot era un giusto, lui e pochi altri. Troppo pochi. Ma in fondo era fiero dell’ardire di quel vecchio Isacco. E Lot cercò anche di difendere i suoi ospiti. Offrì in cambio il bene che aveva più prezioso: «Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all’ombra del mio tetto». Ma gli angeli con viso d’angelo e quel loro sorriso angelico avevano invaghito gli uomini. O forse a quegli uomini erano più graditi gli uomini; proprio non se ne capacitava, non lo capiva. E così ebbero modo di conoscere l’ira divina. Sulla città si alzarono alte le fiamme. Salvò Lot per essere clemente con la supplica di Abramo ma lo stesso Lot si ritrovò con una moglie di sale. Mai che le donne riescano a dar retta a qualcuno. Non ci aveva potuto fare niente. Anche se era Dio. Un patto è un patto. E Abramo vide le città andare verso la loro distruzione. E poi solo rovine. E Lui si sentì stanco di quel fare e disfare. Certo sperava di essersi spiegato bene.
Voleva ripensare a quella storia. Niente era stato facile. E non voleva diventare lo zimbello di nessuno. Né di Lei né di sé stesso né di tutti gli altri Lui. Per ora Gli interessava il destino di Sara. Rimettere ordine. Scordarsi tutto quello che era successo. Fosse solo stato possibile. Teneva che ne avrebbero parlato e parlato per anni. Lui poteva fare quello che voleva ma distruggere due città era una cosa che non poteva passare inosservata. Sì! aveva salvato Lot, e le figlie, i generi no perché non avevano voluto credere, e quella moglie ormai solo un gran mucchio di sale. E nella confusione di città ne furono distrutte cinque, delle altre tre nemmeno si ricorda il nome. Di più non aveva potuto fare. Bastava che Lot fosse solo un poco più… venditore. Insomma convincente. Quelli erano un branco scatenato di anarchici senza Dio. Nemmeno nessun rispetto nemmeno per l’autorità. Avrebbero riservato lo stesso trattamento allo stesso Lot. Eppure era padre e aveva due figlie e perciò gli dovevano piacere le donne; a Lot. In che strana storia si era invischiato. Ma almeno di quelli si era liberato. Non avrebbe più dovuto vedere uomini che facevano occhi languidi ad altri uomini. O uomini a usare le donne come fossero uomini. Lei diceva che era un bieco moralista, solo un conformista; vecchio. Di quella modernità non sapeva che farsene. Meglio vecchio che così. Era quando vedeva Lei che si sentiva confuso.