Cara Meravigliosa Compagna
Già mi sembra stuzzicante e gradevole cominciare così una lettera, e dico stuzzicante e gradevole per non usare toni da iperbole. Inoltre mi sembra assolutamente poco frequentato. C’è una gran voglia di vivere nel dettato delle mie parole. Sentimenti forti. E lo faccio seppure l’argomento mi crei sempre, come sai, un certo imbarazzo. Il timore del rischio di usare le parole per farsi bello (belli?). E denuncio la presenza sempre di una componente di ironia nel contesto. Io ripeto che non ho ricette e non posso suggerire la mia che è solo mia e funziona solo alle nostre condizioni. Quello che per noi è sogno potrebbe non esserlo per gli altri. Soprattutto IO come sogno mi sembra una bestemmia. Anche per un comune senso del pudore. Ma perché una lettera? Perché parliamo e parliamo cominciando a farlo presto il mattino, con una gran voglia di “trovarci” e comunicare. Di cosa si parlava stamattina? ah sì! del debito. Ma non abbiamo barzellette migliori da raccontarci? A volte scopriamo spazi che ci sembrano adatti ad essere poi comunicati. Così abbiamo fatto dopo una conversazione, che poteva sembrare faceta, sull’uso che fanno le donne del bikini. Era, lo ribadisco, un pretesto. Così hai fatto nel tuo ultimo post. Forse quel post avrebbe dovuto chiamarsi “Amore e impegno”, oppure “Eros e Titoli di Stato”. E dell’amore, più che altro dell’amore, si è parlato; anzi io ho parlato soprattutto di quello. Non diffusamente, certo confusamente, ed era un po’ voluto, con molti omissis, ma di quello. Ma i termini da te posti erano due ed erano, in quel contesto, indissolubili. Condividere interessi e ideali è certo un grande aiuto all’interno di una coppia, di un rapporto. Non scordando l’influenza e l’ingerenza della fortuna e di una grande spinta di attrazione che trascina l’uno verso l’altro, e tracima, cerco di vedere il territorio infido in cui ci inoltriamo. Dire di amare la lettura non ha un valore qualitativo. Può dire di amare la lettura chi ritiene, come me, Kafka il più grande scrittore del novecento e chi ritiene Faletti, il nome è preso a caso tra gli autori che si potrebbero definire da spiaggia (senza offesa), il più grande romanziere a cavallo del secolo. Possono dire di amare il cinema quelli che cercano in un film un impegno civile, politico, stilistico, narrativo o comunque un impegno e quelli che fanno la coda davanti alle sale quando proiettano i “film panettone” e/o i famosi colossal; etc. Chi ha ragione? I termini non stanno qui. Io non mi sento un “impegnato”. Indulgo spesso vittima della mia pigrizia. Mi distrae questo nostro amore di cui vorrei non perdere un solo attimo. Mi impaccia un momento della “Politica”, e dico Politica con la maiuscola e per intendere quella scienza degli ideali ma del possibile, molto difficile e di crisi. Essere impegnati trova significato nella parola stessa. Non basta essere attenti, non basta essere sensibili a questo e/o a quello, impegnarsi è partecipare. E’ dedicare tempo e fatica e con una certa continuità. E non è facile. I partiti stanno sempre più diventando dei contenitori vuoti atti a distribuire solo privilegi. Creano impacci e difficoltà di movimento quanto di identificazione. Frustrazione. Sai che mi sto interrogando su quali nuovi strumenti possono essere adatti e sul come metterli in atto. E perciò che mi sento di dire che nell’amore metto tutto il mio impegno, ma il mio impegno “civile” mi pare oggi, non solo per mia colpa, alquanto carente. Ancora, ma forse ancora per poco, i partiti restano i soggetti adatti a veicolare le politiche e a farsi portatori di esse. Alla fine il militante del voto si rifugia nella pancia molle dei grandi partiti. Cosa distingue uno dall’altro però è sempre più difficile da individuare. Eppure non possono omologarsi tra loro, non possono appiattire le differenze, sarebbe quella crisi epocale della politica spesso paventata. In una condizione simile definirsi “impegnati” rende il pregiudizio di portare ad una rendita snobistica. Se proprio debbo scegliere rischio di preferire quegli incontri fatti per spettegolare di certe riunioni politiche dove tutti hanno l’aria d’essere portatori di una propria grande verità e solo loro capaci di cambiare le cose e il mondo. Spesso alcuni nostri amici sono distratti per impegni personali gravi ed improrogabili, e “stanchi”. Non so fargliene una colpa. Essere così, noi, a volte ci rende ciechi e ci fa credere che il mondo sia così; non vediamo il disimpegno. Ignoriamo alcuni confini del dolore? Tutti tendono a creare un’immagine del mondo simile alla loro piccola fetta di mondo. Parlare all’alba dell’intimità della nostra cameretta del Debito non aiuta il debito e il mondo non sa nemmeno che ne abbiamo parlato. Non dico che dovremmo parlare meno in quella nostra camera con vista solo su noi. E allora, riprendendo senza polemica un frammento di commento, siamo tutti interisti. Il mondo invece è colà. Allora e spesso siamo stati stupidi. Non lo dico per riportare l’argomento sul tema degli affetti. Lo affermò perché alla fin fine è stata probabilmente l’unica volta in cui ho militato in una maggioranza. Il resto della mia storia è fatto di minoranze. A volte è stato accompagnato dall’impegno. Prima di questo noi, e di quello di allora, da un impegno sordo e non condiviso; vissuto intorno quasi alla stregua di una perdita di tempo. Quasi sempre vissuto e pagato con entusiasmo. Ma non è l’impegno l’asse portante di tutta l’architettura del discorso se è meraviglioso, per esempio, recarsi ad un concerto per provare le stesse emozioni. Ti saluto oggi con due parole d’ordine:
RESTIAMO UMANI.
OGGI E SEMPRE RESISTENZA.
Dell’impegno
12 luglio 2011 di Mario
Che l’unica volta che sei stato maggioranza sia quella di essere stato stupido mi pare vera ironia, comunque tra gli stupidi stavi in buona compagnia. Non volevo che il discorso diventasse così legato al nominale ed a una misurazione millimetrica dell’impegno. Certo la pigrizia crea ostacoli e pure la voglia di stare sereni non aiuta, ma l’impegno è uno stato mentale e pertanto senza star lì alla misurazione centimetrica, siamo tra quelli che più o meno si impegnano, se non altro uno verso l’altro 🙂
Caro amore mio
ne sai di cose che qui non appaiono. Inutile te le dica. Io penso sempre ad un passo avanti, ad andare oltre. Certo che l’impegno è uno stato mentale, ma per evitare frustrazioni e per non dare illusioni il passaggio successivo sarebbe dare continuità e organizzarla. Prima ancora però capire cosa si può fare di più. Non essere riusciti ad organizzare certe cose a Venezia (che pare una bella dormiente da questo punto di vista) è la misura dei nostri limiti.
Comunque se accontentarsi si può è un bell’accontentarsi. 🙂