Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘pettegolezzo’

tazzina di caffèEra tornato da un viaggio. Tutti s’aspettavano la lingua sciolta dai racconti. Magari qualcosa di esotico e, perché no? di erotico. Qualcosa di pruriginoso. Fa sempre piacere. Per lui invece nulla era stato diverso. Il mondo era fatto di volti, di persone, di attimi. Aveva solo una lunga raccolta di profili. Ma nessuno sembrava troppo interessato alle sue foto.
«Ci sono ancora spiagge come questa e un mare così. Spiagge con sabbia che sembra farina. E pesci grandi come le barche dei pescatori. Vita dura la loro, e sudore.
E ci sono città dove il fumo e fitto da nascondere le cose ed è difficile respirare. Dove per le strade corrono più biciclette che automobile. E bocche di vulcani che vomitano fuoco acceso.
Nelle terre degli indios il mondo è rimasto quel loro mondo. Fermo come se i secoli si fossero distratti. Se il tempo avesse preso un’altra strada. E se parli con l’uomo pieno di rum è un ubriaco come quelli di ogni paese. Ma quell’uomo ti racconta la sua storia nella sua lingua. Non ho trovato due persone uguali, in tutto il mondo». E in fondo tutto il mondo era come questa sala.
I presenti erano delusi comunque. Carlo si ricordò che aveva una bella moglie. Si erano lasciati ad agosto. Ad agosto e a distanza. Una lettera di poche parole. Maurizio si limitò a non sentirlo. La teneva nel portafoglio. Uno che non aveva mai visto notò una piccolissima figura sulla sabbia di Copacabana poco più grande di un granello: “E quella chi è”?

Read Full Post »

tazzina di caffèEgregio signor autore. Con questa mia la prego umilmente di limitarsi e tenere a freno le sue fantasie stilistiche attenendosi il più scrupolosamente possibile ad una costruzione corretta delle frasi (soggetto, predicato verbale, complemento oggetto, eventuali altri complementi), il che renderebbe di più semplice lettura i periodi e l’intero testo, ma soprattutto di essere più aderente ai fatti. Io non so se spedirò mai questa mia. Fatti, appunto: quel mattino era un freddo particolare e stava finendo la legna. Io me ne stavo sotto le coperte impigrita in quel tepore e con nessuna voglia di alzarmi per accendere la stufa. Anche, perché no, salvaguardando la sua semplice banalità. La giornata fuori metteva malinconia. Sono andata al bagno perché non ne potevo fare a meno e il freddo mi era entrato dentro. Così, tornando, sono scivolata sotto le coperte semplicemente alla ricerca di quel calore. (Le cose vanno perché debbono andare). Era come uno scherzo anche nei reciproci sorrisi. Erano solo coccole, innocenti coccole, ma si fa presto a scaldarsi in due e anche il pigiama faceva caldo. Il mio pigiama di pile con gli orsetti. Senza pensarci l’ho tolto e sono tornata a rifugiarmi in quel tenero abbraccio. Il pudore mi vieta di andare oltre come farebbe certamente il suo amore per il pettegolezzo ma non c’era nessuna malizia; almeno nelle mie intenzioni. Il male, semmai, viene dopo. Forse fu il suo troppo entusiasmo a svegliare Gianferdinando. Ora come ora non saprei proprio cosa dire. Se non si fosse destato non sarebbe successo niente e invece, ormai, è successo. Ora che hanno portato la legna mi sento più sicura e non succede tutti i giorni di svegliarsi in un mattino in cui fa un freddo così particolare. Dico solo che non è una buona ragione per andarsene e che non è nemmeno una scusa sufficiente per portarmi il caffè a letto.

Read Full Post »