Feeds:
Articoli
Commenti

Archive for 3 aprile 2018

Vita di frontiera.jpgsegue: Vita di campagna
A starcene in campagna era un gran bel stare. Ma è umano aspettarsi sempre qualcosa di più dalla vita. Forse era solo noia. È per questo che ci eravamo decisi di metterci in viaggio per Fort Worth. E quando lei si slaccia la camicetta gli da retta anche il vento e anche lui cerca di accarezzarla.
Per quel lavoro non avevo detto sì, ma nemmeno no. Mi ero preso un po’ di tempo per pensarci. Alla fine mi ero deciso che almeno dovevo provare. Tutto durò un paio di giorni. Il problema erano loro due. Lasciarle a casa non mi faceva stare tranquillo. Mi mancavano ed io sapevo di mancare a loro. Potevano avere bisogno di qualsiasi cosa ed io non ci potevo essere. Potevano imbattersi in uno straniero con cattive intenzioni; uno di città. In un maledetto messicano che scappava dalla miseria. In qualche ex schiavo di colore che aveva voluto la libertà e ora non sapeva che farsene. Non potevo lavorare pensandole a casa da sole, e la mia testa era sempre là. Era morta Carolyn, la nostra migliore vacca da latte, ed io stavo a perdere tempo in classe.
Di portarle con me non se ne parlava proprio. Mi sarei sentito ancora meno sicuro. In aula sarebbero state, per i ragazzi, ma anche per me, una distrazione troppo forte. Non potevo nemmeno pensare di lasciarle in città ad aspettarmi da sole. In macchina sotto un sole che picchiava come un fabbro, o a gironzolare senza meta nel bel mezzo di quell’inferno. La città è una vera giungla della quale non conoscevano minimamente i segreti e i pericoli che nascondeva. Da un serpente a sonagli vero si sarebbero sapute difendere, da quelle insidie mai. Le automobili da sole erano un pericolo sufficiente. E poi non si sa mai chi si può incontrare per strada. Magari qualche malvivente malintenzionato. Qualche petroliere che crede di potersi prendere gioco di loro perché le vede confuse e così giovani. Le immaginavo già rapite.
San Antonio non offre molto. La gente viene solo per guardare la missione cattolica romana, il famoso Forte Pioppo. Per poi andarsene delusa. La sua denominazione ufficiale sarebbe Missione di San Antonio de Valero. Tutti lo vogliono ricordare solo come Fort Alamo. Non altro da vedere né ci sarebbe molto da dire. È rimasto solo quello che si sono lasciati dietro le spalle i maledetti messicani che hanno abbattuto molte delle mura e bruciato alcuni degli edifici. Ma era già all’inizio un inutile niente. Tranne che è l’orgoglio di noi uomini del Texas. Anche se nemmeno i libri di testo pare vogliano raccontarla giusta.
Insegnare storia ai ragazzini è già come cercare di afferrare un pugno d’acqua. Come esempio va bene anche un pugno di sabbia, con i tempi che corrono. Comunque scappa tra le dita. E un’insegnate non dovrebbe essere costretto a propinare ai propri alunni favolette. Cosa dire ancora di tredici giorni di assedio, per una battaglia durata circa un’ora? Rinnovare il falso eroismo del presunto grande David “Davy” Crockett, quando ai giovani d’oggi, in questo caso giustamente, non gliene frega più niente? Ormai il vero eroe di cui chiedono e Tim Duncan.
Avevano ragione loro. Non era un lavoro per me. Ormai ero diventato un coltivatore, persino nella pelle cotta. Non sarei più riuscito a rientrare nei panni di un damerino di città. Mi ero irrobustito. Avevo imparato a masticare tabacco, anche se evitavo di farlo. Leggevo il San Antonio Express-News. Avrei saputo usare il lazo. Non me ne stavo inutilmente a navigare in internet. Avevo persino chiuso il mio profilo facebook. Ascoltavo solo musica country. Sparavo ai barattoli. Insomma mi ero integrato bene, e me la godevo.
Era stata un’estate calda, molto calda. Era stata un’estate torrida quella del 2011. I vecchi dicevano che non si era visto niente di simile dal 1935. Maledetta Dust Bowl! Persino il vecchio pozzo aveva sete. Per fortuna la piscina era uno dei segreti più ben costuditi, ma dovevamo fare attenzione ai curiosi. Comunque anche noi dovevamo cercare di risparmiare l’acqua. Cercavamo di razionarla. Per bere ormai non usavamo che birra, sia noi che i loro genitori. Rischiavamo di non avere acqua nemmeno per la piscina. Sarebbe stato un bel guaio. Certamente non potevamo usare quella. Forse sarebbe stato divertente. Di sicuro non molto conveniente e temo che ne saremmo usciti completamente ancora più brilli e appiccicosi.
Le ragazze in campagna sono diverse, ma le lingue sono uguali in ogni posto. Quando dovevo andare alla posta, o in banca, comunque in paese, avevo l’impressione che tutti mi guardassero. Che mi sparlassero alle spalle. Siamo tutti molto coraggiosi sulla pelle degli altri. Certo che anche loro avevano bisogno di qualcosa o qualcuno di cui sparlare. E poi i vizi degli altri sono sempre più vizi. Certo che queste cose le so. Forse il mio era solo un sospetto, mi infastidiva ugualmente. Mentre mi facevo un cicchetto avevo sentito solo il mozzicone di una frase su Le nipoti del vecchio Donovan… Poi mi avevano visto e si erano zittiti. Prima ancora che individuassi il proprietario di quella voce.
Noi di città siamo gente complicata. Abbiamo fatto della pazienza una nostra grande virtù. Siamo pieni di quella che chiamano diplomazia. Ma non ci manca certo la memoria. Quando all’emporio, mentre ritiravo un po’ di provviste, ho riconosciuto la stessa voce mi sono girato di scatto. L’ho afferrato e l’ho appiccicato al muro. Mi guardava perso e con gli occhi confusi; sorpreso. Gli ho chiesto cosa aveva da dire su Le nipoti del vecchio Donovan. Solo allora aveva cominciato a capire. Prima aveva farfugliato, cercando di defilarsi, che non era stato lui.
Poi, messo alle strette, aveva cercato di buttarla in burla. Allora sei tu?… Quello che?… Sì parlava tanto per dire. Non te la prendere. Non si parlava di te. Gran belle puledre. Non c’è che dire. Non si voleva offendere nessuno. Erano braccia robuste quelle che me l’avevano tolto da sotto gli artigli. Se non ci separavano, e non me l’avessero levato dalle mani, gli avrei insegnato io l’educazione. L’avrei riempito io di una buona dose di robusti e sonori cazzotti. E per sua fortuna sono uno dei pochi che non amano girare armati. Tieni a freno la bocca, vecchio coglione.
Comunque in quei giorni le cose andavano bene ma non abbastanza bene. Abigail girava intorno come alla ricerca di qualcosa che non trovava. Non era mai soddisfatta di niente. Brontolava in continuazione. Anche con la sorella era scontrosa. Stava perdendo interesse per le cose. Continuava ad amarmi, ma era un amore distratto e pensieroso. Io guardavo l’orizzonte, ma non prometteva niente di buono, non c’era nemmeno il sospetto della più piccola nuvola in cielo. Inutile aggiungere che ci stavamo tutti preoccupando. È vero che domani è un altro giorno, ma quei giorni sembravano tutti uguali, Tutti disegnati con la stessa penna.
Ci stavamo domandando di quel domani. Le idee di Abigail non mi convincevano affatto. Le trovavo stravaganti e strampalate. E non ero disposto a dividerle, nemmeno per un solo minuto, con nessuno. Eppure qualcosa dovevamo trovare da fare. Non potevano continuare a dipendere dalla famiglia Donovan. Anche loro avevano i loro problemi. E avrebbero dovuto scavare un nuovo pozzo per il petrolio. Anche quello vecchio si stava esaurendo. Come se patisse la sete anche lui. La situazione era veramente grave. Alla fine Chrystal aveva ragione: Avresti dovuto insegnarcelo tu, mio caro professor Timothy. Cosa sappiamo fare noi uomini del Texas? I coltivatori, i vaccari, cioè i cowboy, e poi? Sì! e poi i banditi. Sono queste le cose che noi del sud abbiamo nel sangue.
Inizialmente mi sembrava solo un’iperbole, un azzardo, ma alla fine mi aveva convinto. Con lei finiva sempre così, il mio amore era quella che mostrava sempre di avere più buonsenso di tutti. Certo non basta mettersi un fazzoletto sul naso per essere un fuorilegge. Non ero certo di avere la stoffa giusta. A loro sembrava tutto semplice, e già mi chiamavano Butch il lento. Loro sarebbero state il mio mucchio selvaggio. Sì! al posto di Tom, Jerry e Silvestro ci sarebbero stati Cristi, Abbi and Tim Cassidy. Proprio un bel Wild Bunch. Solo che non eravamo in un maledetto fumetto.
Quando il lavoro viene a mancare uno se lo deve proprio inventare; un vecchio nuovo lavoro. Non vado pazzo per l’avventura, ma di qualcosa bisogna pur campare. Come apprendistato avevamo pensato a una cosettina semplice. Avevamo adocchiato questo piccolo ranch nei pressi di Fort Worth. Per farla breve avevamo chiesto un po’ d’acqua, lui, il villano, ci aveva indicato l’abbeveratoio quasi secco delle bestie. Era alto una spanna meno di me, ma sembrava forte come un toro. Non c’era ombra nemmeno a pagarla in contanti.
Toccava ad Abigail, ma lei stava beatamente a gustarsi la scena. L’aria era ferma e fetida. Allora è intervenuta Chrystal e si è slacciata la camicetta. Gli occhi del mandriano si erano spalancati all’improvviso, e per quello anche la bocca. Poi aveva visto il revolver in pugno alla più piccola. Mi aveva guardato come se gli potessi andare in aiuto. L’abbiamo spinto in casa. C’era una moglie di età spossata e sette marmocchi. Diciotto mani alzate. Tutti con gli occhi spalancati, ma solo quelli del capo famiglia continuavano a fissarle ammagliati il seno. E quelli della sua donna che lo controllava con violento rimprovero.
Rapidamente ci avevano consegnato subito tutto quello che avevano. Ci avrebbero aggiunto sopra anche qualcos’altro, non fosse che non gli restava niente tranne la sabbia e quel vento caldo. Lui, il padre, ci aveva seguiti, quando siamo usciti, per indicarci la stalla. In cambio del disturbo ci siamo presi un capo dalla mandria per sostituire la povera Carolyn. Abigail ridendo gli ha tagliato la cinta. L’abbiamo lasciato a tenersi su le brache con le mani. Ci aveva gridato dietro gesticolando delle cose, quando eravamo ormai abbastanza lontani. Trash! Era veramente buffo. Non sai mai chi puoi incontrare nel nuovo vecchio West.

Read Full Post »